
Cronaca / Lecco città
Venerdì 20 Marzo 2015
Metastasi, per Palermo
la sentenza slitta al 2 aprile
Gli avvocati difensori hanno cercato di smontare la tesi del reato associativo
Milano
«L’associazione a delinquere non esiste proprio, non esiste alcun tratto tipico della ’ndrangheta. Ovviamente abbiamo chiesto l’assoluzione o in subordine il minimo della pena, dal momento che Palermo è incensurato».
Gli avvocati difensori dell’ex consigliere comunale di Lecco Ernesto Palermo hanno parlato due ore, questa mattina in Tribunale a Milano, davanti al giudice dell’udienza preliminare Roberto Arnaldi, per smontare le accuse mosse dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti del loro assistito, casa a Galbiate, docente all’istituto Romegialli di Morbegno.
Arnaldi ha rinviato la sentenza di questo troncone del processo Metastasi a una prossima udienza, fissata per giovedì 2 aprile, ore 10: il verdetto arriverà presumibilmente già in mattinata.
Ieri mattina è toccato al collegio difensivo dell’ex amministratore pubblico, il professor Armando Veneto del Foro di Palmi e dall’avvocato Vincenzo Belvedere del Foro di Cosenza, depositare le proprie conclusioni, dopo che nella precedente udienza avevano parlato i difensori degli altri due imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato: si tratta di Alessandro Nania, difeso dall’avvocato Gianluca Crusco del Foro di Monza, e di Claudio Bongarzone, difeso dall’avvocato Michele D’Agostino di Milano. Per loro, la pubblica accusa, rappresentata in aula dal sostituto procuratore Claudio Gittardi, aveva chiesto dieci anni di reclusione, 16 per Palermo, pene già scontate di un terzo secondo quanto prevede la scelta del rito alternativo. E che tutti i difensori non hanno esitato a definire «esagerate».
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