Cronaca / Lecco città
Martedì 23 Febbraio 2016
Metastasi, la difesa alza il tiro
«Il vero obiettivo erano i politici»
Lecco, l’arringa dell’avvocato di Trovato
«Non sono arrivati a nulla, Mario un capro espiatorio»
I dubbi su tre episodi contestati: «Gli autori sono altri»
«Il pubblico ministero dice una bugia quando asserisce che l’inchiesta Metastasi è partita dalla coda di Infinito. Le indagini partono da Francesco Sorrentino, l’obiettivo era sollevare il velo sui presunti rapporti tra mafia e politica nel Lecchese. Dopo Mafia Capitale, ecco Lecco Provincia. E che cosa si è scoperto? Niente. E ci è andato di mezzo il povero sindaco Rusconi. L’inchiesta si scioglie, i pm non se la sentono di portare avanti questo filone. E cosa fanno? Buttano tutto nel tritarifiuti? Milioni di euro spesi in intercettazioni telefoniche gettati via? Meglio un capro espiatorio: Mario Trovato».
È stata una difesa a tutto campo, quella di ieri in tribunale, dell’avvocato Marcello Perillo, che assiste Trovato, i suoi figli, la compagna e il tassista valmadrerese Antonello Redaelli nel processo scaturito dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano.
Ha parlato per cinque ore, il penalista lecchese, non risparmiando picconate all’indirizzo della pubblica accusa, sottolineando l’assenza di prove materiali a supporto delle migliaia di intercettazioni telefoniche, trascritte in 8.115 pagine. E sollevando una serie di dubbi su almeno tre contestazioni mosse ad alcuni imputati e la cui responsabilità potrebbe invece in capo a persone terze.
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