Economia / Lecco città
Lunedì 10 Ottobre 2016
Mercati dopo Brexit
I dubbi degli imprenditori
In Camera di commercio a Lecco un incontro, Fabio Corno: «Export più difficile con la sterlina debole»
Gli imprenditori locali, soprattutto se con interessi diretti in Gran Bretagna, guardano all’incognita Brexit con cautela, senza per ora prendere decisioni sugli investimenti.
In queste ore sembra che, fra nuovo crollo della sterlina e botta e risposta fra Theresa May che vuol chiudere all’ingresso di stranieri e Angela Merkel che rilancia dicendo che in tal caso per la Gran Bretagna potrebbero chiudersi le porte del mercato Ue, si stia tornando alle tensioni della prima ora, quando subito dopo il referendum si annunciavano catastrofi finanziarie globali di cui per ora non c’è traccia.
Ma i rischi ci sono, anche se per ora sembrano toccare solo l’economia interna britannica. Dell’argomento e delle ricadute sulle piccole imprese si parlerà giovedì 13, in un focus group organizzato dalla Camera di commercio con Lariodesk e con il Cis-Centro studi d’impresa di Valmadrera.
A discuterne in un workshop organizzato con la presenza di sei imprese ci saranno due fondatori del Cis, Fabio Corno, docente di economia aziendale alla Bicocca, e Giorgio Corno, avvocato internazionalista che con lo studio di famiglia opera anche a Londra. Con loro Rodolfo Helg, docente di economia alla Liuc, e Ludovico Monforte, responsabile dell’ufficio di rappresentanza di Unioncamere Lombardia a Bruxelles.
L’incontro servirà, anticipa Fabio Corno, a ricostruire almeno una prima prospettiva di quel che potrà accadere da marzo, quando il divorzio dall’Europa prenderà il via.
«Con le ultime dichiarazioni di May sulla chiusura delle frontiere resta l’impressione – afferma Corno – che ora Londra stia facendo un po’ di populismo, su una linea simile di quello che ha mosso il referendum svizzero in Canton Ticino. Ma il punto vero è capire cosa la Brexit significherà per noi a livello di imprese e di persone».
Continua Corno: «Per le aziende una sterlina che si svaluta per gli stranieri si fa più convenienze e potenzialmente stimola le importazioni dalla Gran Bretagna. Sarà invece più oneroso esportare e di questi tempi ciò ha una notevole importanza». Ma il Regno Unito, spiega Corno, potrebbe azionare altre leve per attrarre le aziende, potenziando quella fiscale, già parecchio apprezzata anche dagli italiani e che ora potrebbe essere rafforzata. Certo, resta da chiedersi quali capitali potrebbero prendere la via di Londra, compresi quelli di chi non ha fatto la voluntary disclosure con la Svizzera e sono andati alla ricerca di un altro nido sicuro. «Resta il fatto – spiega Corno – che la Gran Bretagna esce dall’Europa ma resta comunque nell’Ocse, di cui deve rispettare le regole».
Per le aziende locali presenti in Gran Bretagna, «un mercato non facile per come è organizzato e per complessità delle strutture distributive, il rischio – conclude Corno – ora è davvero quello che alle difficoltà di sempre si sommino quelle che più o meno direttamente arriveranno dalla Brexit».
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