Economia / Valchiavenna
Sabato 01 Dicembre 2018
«Meno tasse vicino al confine svizzero»
Abbassare i costi per i dipendenti per le aziende entro i 20 chilometri dalla confederazione. Gritti, Confartigianato: «Serve un bonus per fermare la fuga dei lavoratori valtellinesi e valchiavennaschi».
Abbassare le tasse sugli stipendi dei dipendenti delle aziende italiane con sede entro i venti chilometri dal confine svizzero, per evitare che diventino frontalieri in Ticino e nei Grigioni. Ma anche per fare ritornare in patria coloro che sono occupati in Engadina, in Bregaglia e in Valposchiavo con competenze elevate. Ecco la richiesta rivolta al governo di Roma dall’associazione degli artigiani con il progetto “Aree di confine”, alla quale aderisce anche la sezione provinciale di Sondrio.
Il presidente Gionni Gritti la ritiene una priorità. «Ci vuole un bonus per fermare la fuga in Svizzera dei lavoratori valtellinesi e valchiavennaschi», spiega il rappresentante dell’associazione che riunisce ben 3000 piccole e medie aziende. Questa richiesta, rivolta governo di Roma, è stata formulata in un primo momento per le aree di Varese e Como. Ora vede interessati e pronti a sostenerla anche gli imprenditori sondriesi. «Si devono assolutamente modificare i costi contributivi e dall’altra parte trovare formule di finanziamento per tenere le competenze in Italia e non farla scappare». In passato i frontalieri - si calcola che in provincia di Sondrio siano circa 5mila - erano quasi esclusivamente lavoratori dell’edilizia e del turismo. Ora fra coloro che tutti i giorni affrontano i tornanti del Maloja e il Bernina ci sono sempre più professionisti e tecnici con qualifiche elevate.
«La Svizzera è un punto di attrattività non indifferente e dobbiamo essere consapevoli di dovere realizzare qualcosa di simile al loro modello». Ecco le cifre che stanno alla base del progetto di legge “Aree di Confine“ nel caso dell’edilizia. «Il costo del dipendenti italiano e svizzero sono identici, non ci sono differenze - aggiunge Gritti -. Nel primo caso si va dai 23 ai 28 euro all’ora e in quello della Confederazione dai 26 ai 34 franchi. Cambia però completamente la tassazione. Significa che oltre il confine si prendono 3500-4000 franchi, qui invece dai 1400 ai 1800 euro».
Secondo il progetto di Confartigianato per le aziende il costo del lavoro resterebbe immutato. Ma l’Irpef, l’imposta sul reddito, per i dipendenti scenderebbe di vari punti percentuali e consentirebbe di avere buste paga più pesanti di almeno 500 euro al mese. «Un bonus antifuga non vuol dire guerra alla Svizzera, ma cercare di mantenere vive le nostre aziende». Chissà se a Roma, nel bel mezzo delle tensioni con l’Unione Europea sui conti pubblici, le imprese di confine troveranno veramente ascolto. I promotori del progetto, depositato alla Camera dei deputati, sono fiduciosi: questa potrebbe essere la volta buona. Giorgio Merletti, presidente nazionale di Confartigianato.
Interesse nazionale
«La cura è una sola: abbassare le tasse sulle imprese e il cuneo fiscale e ridurre la burocrazia. Nei vari territori di confine ci sono dinamiche differenti. A Varese la frontiera si attraversa senza difficoltà, a Sondrio invece ci sono i valichi. Ma bisogna batterci tutti insieme con un interesse nazionale che riguardi anche le altre regioni di confine del nord sottoposte allo stesso problema».
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