Mattarella e i migranti la logica delle leggi

I magistrati italiani impegnati nel contrasto alla corruzione da tempo segnalano come fra le cause dell’incidenza di questo reato nel nostro Paese ci siano anche la burocrazia farraginosa e la quantità rilevante di norme complesse. Così c’è chi è disposto a pagare un funzionario pubblico pur di «saltare la fila». L’evidenza non suoni come una giustificazione della corruzione ma indicazione per prevenirla. Del resto già Publio Cornelio Tacito, storico e senatore dell’Impero romano, sosteneva che «più uno Stato è corrotto, più fa leggi». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita ufficiale in Germania, ha detto che «il tema migratorio è al centro dell’attenzione dei governi e delle pubbliche opinioni. E si è alla ricerca di come poter governare questo fenomeno epocale in maniera ordinata. Ci sono diverse iniziative: associazioni industriali organizzano corsi di formazione per i Paesi africani. È una forma positiva di indirizzo. Risolveremo il problema quando saremo capaci di avere ingressi regolari, togliendo dalle mani dei trafficanti il mercato umano». I canali di accesso all’Italia per motivi di lavoro sono molto stretti, anche in virtù di una legge nata male e non più adeguata ai tempi (la «Bossi-Fini» del 2002). Il decreto flussi per il triennio 2023-2025, a fronte di 136mila posti, ha ricevuto 607.904 offerte di lavoro. Da tempo le aziende segnalano una grave carenza di manodopera in settori quali l’edilizia, la ristorazione, il turismo, la logistica e, da parte delle famiglie, i servizi alla persona. Allargare le maglie del decreto flussi non è «buonismo» ma significa dare risposte ai bisogni della nostra economia: è ormai dimostrato che il lavoro dei migranti non è concorrenziale a quello degli italiani ma complementare.

Altro punto sul quale intervenire è l’accoglienza di chi fugge da guerre, persecuzioni e crisi alimentari. Parlando da Lampedusa quando era all’opposizione, il segretario della Lega e attuale vice premier Matteo Salvini disse che chi scappa dalle condizioni sopra citate «è mio fratello». Ma per i «fratelli» nulla è stato fatto, nemmeno da governi di centrosinistra, a cominciare dai «canali umanitari» statali che darebbero accesso alle domande d’asilo in Italia senza ricorrere al potenziale mortale viaggio attraverso il Mediterraneo. Mattarella ha aggiunto che «il mondo sta cambiando molto: lavoro, comunicazione, economia, modificando il modo di interazione fra Paesi, con forti movimenti migratori. Tutto questo disorienta la pubblica opinione e qualcuno propone una risposta facile ma ingannevole, “vi faremo tornare all’epoca d’oro di sessant’anni fa”. Ma il mondo non torna indietro, una risposta seria è affrontare i problemi in maniera costruttiva per governarli positivamente». Partiti sovranisti si sono affermati anche in Italia con lo slogan illusorio «immigrazione zero», salvo poi sotto il loro governo registrare record di sbarchi, perché le migrazioni dipendono soprattutto da fattori esogeni che vanno affrontati globalmente.

Il Capo dello Stato ha offerto una lettura lucida del fenomeno e non ha il problema del consenso, del vaglio elettorale. Sulla guerra alle porte di casa nostra, Mattarella ha ricordato una differenza che riguarda la vita delle persone coinvolte: «Siamo alla ricerca di una conclusione a questa sconsiderata avventura russa contro l’Ucraina ma la pace non vuol dire sottomissione e abbandono dei principi di dignità di ogni Stato e del diritto internazionale». Un Paese sottomesso al Cremlino, del quale è alleato, è la Bielorussia, sotto il tallone del dittatore Alexander Lukashenko che ha generato migliaia di espatriati. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, un milione di ucraini quest’inverno emigrerà in seguito alla campagna russa di distruzione delle centrali elettriche, per non restare al freddo. Mentre si segnalano migliaia di sudanesi in fuga verso l’Europa dalla guerra che ha generato in un anno 130mila morti e la quinta carestia nel mondo negli ultimi 40 anni. Tutto si tiene.

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