sono trascorsi diciotto anni da che si è spento il sorriso malinconico di Massimo Troisi, uno dei talenti più genuini del nostro cinema e teatro, persona grande anche sul piano umano, con quel viso pulito da ragazzo del popolo.
Stasera, il giorno successivo la data della scomparsa, la Rai lo ricorderà con uno speciale interamente dedicato alla sua figura di attore e sceneggiatore, una diretta condotta dall'amico Enzo Decaro, con Troisi e Lello Arena nella leggendaria “Smorfia”.
Pochi uomini di spettacolo hanno portato come lui sulla scena un mondo così limitato - Massimo prendeva spunto direttamente dalle storie che gli capitavano in famiglia - eppure così universale, compreso a nord e a sud e anche fuori d'Italia, quello di un Pulcinella senza maschera capace di raccontare se stesso e i piccoli fatti quotidiani con la sapienza di un grande scrittore.
Un monologhista insuperabile, che comunicava la miseria e la fame, l'angoscia e la paura, sentimenti atavici nella gente di Napoli, ma sapeva trasfigurarli grazie all'ironia magistrale, comune a grandissimi come Totò ed Eduardo.
C'è da rallegrarsi che la nostra televisione gli renda omaggio dopo tanto tempo, e soprattutto i suoi amici di sempre non l'abbiano dimenticato. A noi, suoi grandi estimatori di allora, rimarrà sempre impressa nella mente e nel cuore la sua recitazione scarna e commossa nel “Postino”, una “prova d'attore” unica e irripetibile.
Sonia Carlesi
Merate
Gentile signora Carlesi,
uno come Troisi nasce una volta ogni cent'anni, e il suo innato talento era già compiuto anche da giovanissimo. Come altri grandi - e penso per esempio a Dario Fo ma anche, più indietro, a Gilberto Govi o Cesco Baseggio - ha saputo dare al dialetto dignità d'arte, anche con l'aiuto di una mimica straordinaria, tipicamente partenopea.
Un napoletano integrale, capace di essere universale proprio grazie alla sua fedeltà a se stesso, e al suo stile. Molti attori e autori di oggi gli devono parecchio.
Vittorio Colombo
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