
Cronaca / Lecco città
Lunedì 08 Dicembre 2014
Mangioni, presidio della disperazione
A una settimana dalla chiusura delle accettazioni ora è corsa contro il tempo per salvare la maternità. Mamme e dipendenti della clinica ieri erano di nuovo in strada per protestare. Si spera in una proroga
Non si ferma la battaglia di mamme e lavoratrici del punto nascita della clinica Mangioni che ieri, armate di cappellino da babbo natale e caramelle da distribuire ai passanti, sono scese nuovamente in strada per protestare contro l’imminente chiusura. Le mamme che da settimane si battono affinché resti aperto questo importante reparto cittadino, punto di riferimento storico per le partorienti di Lecco e provincia, non si arrendono e vogliono continuare a mantenere alta l’attenzione su una vicenda il cui epilogo sembra purtroppo ormai deciso.
Ora non resta che sperare in una proroga della chiusura da parte di Regione Lombardia, a cui nei giorni scorsi sono state consegnate le oltre 3500 firme raccolte. «La petizione contro la chiusura del punto nascita della Mangioni, tra quella online e quella cartacea, ha superato le 3500 firme» spiega Chiara Manzoni, portavoce dell’iniziativa, che proprio due settimane fa, martedì 25 novembre, ha presentato in Regione la petizione accompagnata da Giovanni Pasquini, segretario Lega Nord a Oggiono ed ex consigliere provinciale, tra i sostenitori della causa. «La nostra proposta è che ci possa essere una proroga alla chiusura» spiega Chiara Manzoni. Ad oggi, infatti, nella prospettiva di un’imminente chiusura di altri punti nascita dell’Alto Lario e della Valsassina (Gravedona, Chiavenna, Sondalo) le opzioni a disposizioni delle partorienti sarebbero davvero poche: «Le mamme avrebbero come scelta quella di partorire al Sant’Anna, al Fatebenefratelli, o al Manzoni di Lecco».
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