Cronaca
Martedì 19 Febbraio 2019
Mancano ragazzi
per le aziende meccaniche
«Meglio l’itis del liceo»
Il paradosso del lavoro: alto tasso di disoccupazione giovanile ma carenza di profili necessari al sistema produttivo. L’analisi di Ivan Parisi, imprenditore e presidente del gruppo metalmeccanici di Unindustria
«È noto che nel nostro territorio il metalmeccanico è il primo settore per numero di imprese che contribuiscono a collocare l’Italia al secondo posto in Europa alle spalle della sola Germania».
Partiamo da quanto Ivan Parisi, presidente del Gruppo Metalmeccanici di Unindustria Como in carica dal 2016 e titolare della Ip-Robotic, ha affermato durante l’evento nazionale “I giorni della Meccanica” indetto a Roma da Federmeccanica e proviamo con lui a comprendere la mancanza di appealing che «un settore che rappresenta l’ossatura industriale della provincia di Como» sembra avere fra i tredici/quattordicenni comaschi.
Mancano i diplomati e a luglio Confindustria lancia un appello alla scuola; le iscrizioni ai licei però surclassano le iscrizioni agli istituti tecnici. Come si spiega Unidustria Como questa mancata risposta da parte degli studenti del terzo anno delle scuole secondarie di primo grado (terza media)?
È vero: non mancano i posti di lavoro, mancano le persone che possano coprirli. Mancano 60mila profili tecnici. I numeri confermano anche per Como questo trend: quest’anno, come nei precedenti, nelle nostre scuole le iscrizioni ai licei sono salite, mentre sono generalmente scese quelle agli Itis. Il concetto della formazione tecnica è ancora troppo spesso non ben compreso; tantissime famiglie hanno pregiudizi e ritengono che quella tecnica non sia una formazione adeguata.
Questa opinione assolutamente erronea va sfatata. Credo che le famiglie, che hanno l’ascendente principale sui figli nella scelta della scuola superiore, siano prevenute e sbagliando pensano che i ragazzi siano più attrezzati ad affrontare il percorso universitario una volta usciti dal liceo, ma, e parlo sia per esperienza personale che come presidente del Gruppo Metalmeccanici, sappiamo che questo non è vero. I diplomatici tecnici che decidono di frequentare il Politecnico sono agevolati nelle materie tecniche e superano generalmente al primo colpo anche i temutissimi esami di analisi.
Nonostante l’80% di loro si iscriva all’università, la principale vocazione degli studenti tecnici dovrebbe essere quella di entrare nel mondo del lavoro e visto la richiesta pressante da parte delle aziende alle scuole di neo diplomati da assumere, tanto che molte di loro hanno iniziato a prenotare studenti già da inizio anno scolastico, perché, pensa, le famiglie e i quattordicenni non sembrano cogliere l’importanza di poter accedere ad un posto di lavoro?
Le famiglie spesso vedono le aziende come le fabbriche ai tempi delle rivoluzioni industriali studiate sui libri di storia: fumose e sporche; oggi invece le nostre aziende hanno un altro volto; sono organizzate e anche grazie alle normative e le leggi sulla sicurezza, gli ambienti sono accoglienti, sicuri e puliti. Quando vengono da noi i ragazzi delle scuole medie spesso dico loro che un tornitore che lavora da una decina d’anni guadagna molto di più di un ragazzo che fa l’ingegnere da cinque anni; questo perchè capiscano l’appetibilità di questo tipo di lavoro.
Da anni il Tavolo Interassociativo, di cui fate parte, organizza “Orientamento in movimento” per portare i ragazzi di seconda e terza media nelle aziende; che tipo di impatto ha questa attività?
Ad essere interpellate sono soprattutto le scuole, che organizzano con noi le uscite dell’intera classe o di gruppi di alunni in aziende di diversi settori in base agli interessi dei ragazzi. Vediamo che gli studenti sono molto coinvolti, curiosi e affascinati da quanto vedono, però poi tornano a casa e troppo spesso sono i genitori che li frenano e li reindirizzano verso la scelta di un liceo.
Cosa si può fare per invertire questa tendenza? Pensate come associazione di continuare con questo format?
Stiamo provando a cambiare in parte l’approccio e far entrare le famiglie in azienda. Oltre alle serate dedicate agli incontri genitori e imprenditori, vorremmo ora provare ad aprire le nostre aziende. È come organizzarlo che è complesso; per agevolare la partecipazione dei genitori si potrebbe pensare ad un sabato mattina; una sorta di open day che veda coinvolto tutto il mondo produttivo in un dialogo aperto con il territorio e gli “influencer”. Ci stiamo lavorando.
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