Nel corso di un tg (ma forse lo avranno evidenziato tutti) oggi 6 giugno ho sentito che un altro giovanotto di 75 anni è stato nominato presidente della Consulta. Eppure non è molto che, prendendo lo spunto dal pensionamento del suo predecessore, qualcuno (forse la solita terribile coppia Rizzo-Stella), aveva messo in evidenza questa anomalia continua, provocando una certa agitazione a livello nazionale. Ma tant'è: qualche giorno e l'agitazione si sposta in altro campo. A quando una riforma di tutto il sistema legislativo e dell'ordinamento giudiziario e, quindi, anche di questa piccolezza che, a parte ogni altra considerazione sulla parabola delle capacità umane, ha un costo notevole per i benefici che restano in capo al "giovanotto"? Mentre un Giovanni Falcone, nel pieno delle sue eccezionali capacità, non era abbastanza maturo per essere nominato Procuratore di Palermo.
Mario Grosso
L'altro ieri a Santa Margherita Ligure il presidente dei giovani industriali, Jacopo Morelli, ha denunziato la marginalizzazione dei giovani in Italia. Le nuove generazioni, ha detto, sono regolarmente tenute alla periferia della società, soprattutto della politica e dell'economia, e non ci si rende conto che senza la loro partecipazione un Paese non cresce. Morelli ha ragione: i giovani patiscono la trascuratezza degli adulti. La poca fiducia che ne ricevono. Le rare occasioni in cui vengono chiamati a partecipare della sostanza d'un progetto di sviluppo generale. Dovrebbero essere la forza vitale dell'Italia, e invece ne rappresentano la più clamorosa manifestazione di debolezza. Tanto che i giovani finiscono ormai per prevenire gli atti di disinteresse nei loro confronti: si disinteressano da soli. Perdono la voglia di darsi da fare prima ancora che questa voglia arrivi. E tuttavia non tutti i giovani sono così: ce ne sono che si ribellano alla consuetudine negativa, che credono nei risultati della tenacia negli studi e dei sacrifici nel precariato, che hanno un orizzonte. Sono la parte migliore della società. E capiscono che la società dev'essere dei giovani e degli anziani insieme, che l'entusiasmo degli uni abbinato all'esperienza degli altri può arricchirla. Privarsi dell'esperienza è un errore eguale a negare la possibilità di farsela. Tanto più lo è nel campo della giustizia, dove la saggezza d'una valutazione non dipende solo da quanto si conoscono i codici, ma da come li s'interpreta leggendoli nel contesto della vita vissuta. Da rottamare, caro amico, sono assai spesso le idee divenute obsolete, non le persone diventate vecchie.
Max Lodi
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