Ecco la democrazia d'elite. Quella di Grillo e dei suoi adepti al seguito. Democrazia diretta e poi, nel concreto, tutte farloccate. Come gli altri peggio degli altri. Solo 20 mila elitarie pecorelle hanno scelto i candidati per il Parlamento. Le primarie del Pd hanno coinvolto milioni di persone. Ora massimo 48 mila adepti allo sbaraglio di hacker cecchini scelgono per oltre otto milioni di propri elettori (lo 0,5% quindi) il Presidente della Repubblica. E la chiamano democrazia diretta, rivoluzione. Internet. Ma questi adepti così ubriacati dal verbo non hanno mai pensato che in certe zone d'Italia non esiste collegamento ad Internet?
Paolo Trezzi
Grillo dà ricovero a una protesta che non sapeva dove parcheggiarsi, nell'attesa di riprendere qualche provvida strada. E ora non sa come tirarla fuori dal garage, riaccenderne il motore per condurla sulle vie istituzionali, portarla da qualche parte che non sia un burrone politico. Un'occasione importante per la protesta, un'occasione storica per Grillo.
Due occasioni che danno l'impressione d'essere (purtroppo) destinate a rimanere tali. Non utilizzate come si potrebbe, con relativa beffa per qualche milione d'italiani che ha fatto questa scelta nell'interesse anche degli altri milioni che non l'hanno fatta. Sinora i Cinquestelle hanno deluso: impreparati , confusi, incerti. Non all'altezza del compito cui sono stati chiamati. Poco realistici, soprattutto: la rete non è un totem.
Cioè soltanto una parte della nostra vita di relazione, non la parte che rappresenta il tutto. La rete che viene trasformata in mito diventa un'autorete. Lo è già diventata, per i grillini.
Max Lodi
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