Non so se la gente sia consapevole che, dopo i disastrosi governi di Prodi e D’Alema, se dovesse cadere quello in carica, ci recheremmo alle urne per votare turandoci il naso come soleva ripeterci il grande giornalista. Siamo un po’ tutti stufi di promesse non mantenute, e anche se tutta la colpa non è certamente sua, Berlusconi non tiri troppo la corda, perché nel frattempo potrebbe maturare qualcosa di nuovo sotto il sole, anche se, per contraddire le previsioni degli “esperti”, ci stiamo dirigendo verso una nuova glaciazione. Quel qualcosa di nuovo non è certo Fini, perché politicamente è stantio. È più vecchio del Cavaliere.
E poi la gente, se deve cambiare, vorrebbe veramente qualcosa di nuovo che non sia l’opposizione che non c’è. Cavaliere, sveglia: tagli province, enti inutili, aiuti inopportuni, ma soprattutto ci faccia capire che è ancora tra noi.
Giovanni Bartolozzi
Qualcosa di nuovo? Ciò cui si riferisce lei, caro amico, immagino sia la riproposizione d’un vecchio fronte antiberlusconiano che vada dalle periferie della sinistra a quelle del centro. Proprio i governi Prodi e D’Alema ne hanno tuttavia dimostrato la difficile governabilità: non del Paese, ma della coalizione che guidavano. La sinistra è bravissima nel suicidarsi, e il centro (o meglio: una parte del centro) non ha mai esitato a darle una spinta utile, se non decisiva. Ora c’è chi sogna una futura alleanza che non escluda Di Pietro, comprenda il Pd e l’Udc, miri a portare dalla sua parte anche Fini. Obiettivo molto complicato, direi irreale, per credere al suo conseguimento. Più semplice pensare che sia Berlusconi l’arbitro di se stesso fin quando il divario tra le squadre in campo sarà quello che vediamo. E fin quando le attuali minoranze non troveranno un leader che disponga d’una capacità d’attrazione sul suo potenziale elettorato ben diversa dal tiepido richiamo esercitato dagli attuali capi di partito. Quanto ai tagli - degli enti inutili, delle spese, delle tasse e di tutto il resto che aggrava il bilancio dello Stato - è meglio non farsi illusioni: se si tratta di dichiararsi pronti all’uso delle forbici, nessuno dei politici si tira indietro. Ma se si tratta di valutare fino a che punto il provvedimento potrebbe ridurre la forbice del consenso clientelare, nessuno insiste ad andare avanti. D’altra parte che cosa di diverso dall’immobilismo è destinato a seguire il fermo (fermissimo) proposito di cambiare il Paese?
Max Lodi
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