
Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 09 Maggio 2016
«L’orso? Un animale che merita rispetto»
Parla l’espertoI tecnici faunistici di Trento e di Sondrio puntano sulla convivenza con il plantigrado. «È forte e veloce, potenzialmente è pericoloso, ma non attacca se non è provocato: preferisce la fuga».
«L’orso bruno è pericoloso? Sicuramente non è quella bestia spaventosa dei film americani. Ma non è nemmeno un compagno di giochi, è un animale selvatico e va rispettato».
Non ha dubbi Carlo Frapporti, tecnico faunistico della Provincia di Trento ed esperto di biologia dell’orso, che venerdì sera ha parlato di fronte a più di cento persone nella sala della biblioteca di Verceia. Il Comune della Valchiavenna non è stata una sede casuale, visto che un mese fa la fotografa delebiese Bogna Sudolska ha immortalato in Val dei Ratti un esemplare e ha mostrato al pubblico lo splendido servizio realizzato all’Alpe Nave.
«È potenzialmente pericoloso, perché è molto più forte e veloce di un uomo – ha premesso Frapporti -. Arriva a 45 chilometri all’ora, un recordman dei 100 metri supera 30. Scappare è impossibile, anche perché si arrampicano sugli alberi senza alcuna difficoltà. Fortunatamente non succede quasi mai che un orso ci voglia prendere».
Ha mostrato vari filmati di incontri sfiorati, nei quali gli animali sono arrivati a pochi passi dall’uomo, ma non l’hanno mai attaccato. In vari altri casi c’è stata una fuga immediata dell’animale subito dopo l’incontro con ricercatori o turisti. Pochissimi decessi, legati soprattutto all’attività venatoria nei Paesi Scandinavi, con l’eccezione della Romania dove i turisti si avvicinano agli orsi e danno da mangiare a cuccioli ed esemplari adulti in modo irresponsabile.
Ma l’orso non è un animale aggressivo e sanguinario, che cerca l’uomo per mangiarselo. «Non attacca se non è fortemente provocato e la maggior parte degli incontri si risolve con la fuga dell’orso». L’incontro con una femmina accompagnata da cuccioli è un episodio delicato, «ma non vuol dire per forza attacco: la tendenza è quella di sparire immediatamente nel bosco».
«Per molti anni in Valtellina non avrete questi problemi, perché le femmine si spostano nel giro di molto tempo». Nel recente passato sono stati segnalati anche alcuni attacchi in Italia. «Un caso noto è quello del runner aggredito nel bosco in Trentino. C’è stato un vero e proprio mix di condizioni sfortunate per entrambi i soggetti. Probabilmente il podista è arrivato vicino all’orso senza che l’animale potesse accorgersi di questa presenza e fuggire, quindi quando se l’è trovato di fronte improvvisamente c’è stato il ferimento dell’uomo».
L’evoluzione della situazione attuale secondo l’esperto trentino (www.carlofrapporti.it) permetterà di capire se sulle Alpi sarà possibile una convivenza. La speranza, naturalmente, è quella di rispondere positivamente a questa domanda. «Ora - ha concluso Frapporti - è evidente che toccherà all’orso il compito di abituarsi all’uomo. Se non ci riuscirà, dovrà andarsene».
Nel corso della serata c’è stato anche un approfondimento relativo alla situazione locale. L’ha curato Maria Ferloni, tecnico faunistico della Provincia di Sondrio e referente per quest’argomento, che ha illustrato la storia del ritorno dell’orso in Valtellina e Valchiavenna. Si è soffermata su soggetti, incontri con l’uomo, danni e rimedi, a cominciare dalle recinzioni elettrificate che permettono di mettere al sicuro apiari e greggi. «In totale in provincia sono transitati almeno dodici esemplari negli ultimi dieci anni – ha spiegato -. Sono sempre tutti maschi e solitari. I danni maggiori sono stati registrati nell’anno di M25, un orso tranquillo, che però attaccava gli asini. Gli anni pari sono quelli più complicati».
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