L’orso goloso: scorpacciata di miele a Fusine per M88

Nel giorno in cui è infuriata la polemica per la decisione di abbattere l’orsa Kj1, in Trentino, assunta con decreto firmato l’altro ieri dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ecco che a far notizia in provincia di Sondrio è un altro orso, forse l’unico, o comunque uno dei pochissimi che ha deciso di fermarsi sulle Orobie e che vi trascorre gli inverni da almeno due anni a questa parte.

É M88, l’incriminato, non già di essersi reso pericoloso per l’uomo, perché non è per nulla confidente e, essendo un maschio, non ha prole da proteggere, ma di aver “visitato” alcuni apiari quello sì.

Pare che il miele facile gli piaccia assai, e, per questo, l’Associazione produttore apistici della provincia di Sondrio ha diramato attraverso le proprie chat interne l’avviso a tutti gli associati a munirsi di recinti elettrificati, in particolare per coloro che hanno arnie sulle Orobie, fra Caiolo, Albosaggia e Fusine, e nella zona dell’Alto Tiranese, fra Lovero, Mazzo e Sernio.

«I danni per ora sono abbastanza contenuti e tutti gli apicoltori visitati dall’orso sono stati muniti di recinto elettrificato ed è stato avviato il procedimento di risarcimento del danno possibile, però, solo quando le postazioni apistiche sono state registrate all’anagrafe apistica nazionale - assicura Silvia De Palo, presidente dell’Associazione produttori apistici della nostra provincia - . La produttrice apistica di Fusine che ha avuto il danno è in regola per cui avrà i risarcimenti. Certo, il problema orso esiste e a tutti fa enorme dispiacere vedere le arnie all’aria, questo è chiaro, però, purtroppo, per noi, nella scala dei problemi quello delle predazioni da orso è il fanalino di coda, perché combattiamo in primis col clima che, anche quest’anno, sta compromettendo la produzione».

Il cambiamento climatico è la vera sfida per gli insetti impollinatori e gli apicoltori, ma, intanto, vediamo cosa è accaduto pochi giorni fa a Baita Forni di Fusine, a 1600 metri di quota, dove c’è l’apiario visitato dall’orso, al 99% M88, anche se le analisi sono in corso.

«Noi siamo stati avvisati sabato 20 luglio di questa predazione - dice Silvia De Palo -, da un passante che ha notato le arnie a soqquadro. Siamo risaliti all’apicoltrice che era ignara perché non era salita in quota nelle ultime ore e abbiamo avvisato anche la Polizia provinciale per gli accertamenti del caso. Subito l’apicoltrice si è attivata, insieme alla Provincia, e il pronto intervento è stato fondamentale, perché ha permesso di salvare tutte le famiglie di api. L’orso ha sì buttato all’aria cinque arnie, ma si è concentrato su due mielari in particolare e il resto lo ha lasciato a se, per cui, parte del miele è andato all’orso, ma, almeno, le api e le regine sono tornate ai loro posti. Subito è stata recintata l’area e subito ci siamo attivati per avvisare tutti gli apicoltori della zona di questa predazione invitando gli associati a controllare gli apiari e a recintarli, perché in presenza del recinto l’orso non si avvicina. Prende una scossa talmente forte sul naso, da non avvicinarsi si può dire mai più. Invece, se trova apiari facili, finisce che si abitua e continua a predarli».

La gestione non è semplice, però, l’Apas sta facendo tutto il possibile per assistere gli apicoltori. «Che purtroppo di norma non hanno accesso ai finanziamenti per le reti sul Piano di sviluppo rurale - ricorda De Palo - perché vanno prioritariamente agli allevatori, però noi cerchiamo, anche insieme alla Provincia, di avere una nostra dotazione. Ricordo che un recinto costa sugli 800 euro».

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