Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 16 Luglio 2015
Lo scippo dell’Imu: in Valle segno meno per 7 milioni di euro
Dopo i sindaci interviene la Provincia. «Bisogna cambiare la politica dei fondi di solidarietà. Saldo negativo per ben 25 Comuni del nostro territorio».
«I nostri Comuni sono arrivati al punto di non aver più il necessario per far fronte ai servizi alla popolazione, residente e turistica. Così non si può più andare avanti. Chiediamo un cambio di rotta immediato sulla politica dei fondi di solidarietà»
L’appello arriva da Luca Della Bitta, presidente della Provincia di Sondrio, che, in un comunicato stampa assai circostanziato, riporta tutte le cifre relative al dare e all’avere dei 78 Comuni di casa nostra, rispetto al Fondo di Solidarietà istituito a livello centrale e alla quota di alimentazione del suddetto Fondo pari al 38,22% dell’Imu calcolata sull’aliquota base, argomento che ha tenuto banco, questa settimana, su queste stesse colonne, per intervento diretto dei sindaci dei sei Comuni turistici più penalizzati.
Nell’ordine, Livigno, che gira allo Stato, fra prelievo sull’Imu e fondo di solidarietà, 3 milioni e 162mila euro, Bormio, che perde 2 milioni e 567mila euro, Aprica, che gira 1 milione e 570mila, Madesimo, con 1 milione e 430mila, seguiti da Chiesa in Valmalenco, 990mila, e da Campodolcino, 619mila euro.
Questo per restare nell’ambito dei Comuni turistici più grossi, quelli con maggior dotazione di seconde case da cui deriva la quota Imu da versare alle casse statali, perchè, poi, in questo novero, si conta anche Caspoggio, che gira allo Stato 207mila euro quando, da anni, non ha più un euro da investire in opere pubbliche, tant’è che, sul punto, l’ex sindaco Diego Negrini ha dovuto anche battere ritirata, mandando al commissariamento il Comune.
E si conta anche Teglio, con 207mila euro da girare allo Stato, Valdisotto, 177mila, Valfurva, 171mila, Civo, nella soleggiata e ambita costiera dei Cech, 165mila, Tresivio, nell’altrettanto soleggiata sponda retica, 85mila, e, infine, anche San Giacomo Filippo, 396 abitanti appena, pure uscito da poco da una fase di commissariamento, con 31mila euro in meno in cassa, Dazio, con 425 abitanti e 16mila euro da versare, Tartano, 194 residenti e 16mila euro da versare, e, persino, Torre di Santa Maria, non sfugge alla logica, con 4700 euro che viaggiano verso Roma.
«Ma ci sono anche Comuni capomandamento – annota Della Bitta – come Sondrio, Morbegno, Tirano e Chiavenna, che lasciano sul tappeto, rispettivamente, 1,8 milioni di euro, 467mila, 602mila, e 158mila e che portano a 25 il numero dei Comuni di Valtellina e Valchiavenna contributori netti dello Stato. Ovvero, che, non solo non ricevono contributi dal Governo centrale, ma che sono chiamati a contribuire con risorse proprio al bilancio nazionale. Per un totale, quindi, di sette milioni di euro che, per l’anno in corso, scivoleranno via verso Roma dalla provincia di Sondrio atteso che questa è la differenza complessiva fra l’ammontare del contributo dei nostri Comuni alle casse centrali, pari a 21 milioni di euro, e l’ammontare del contributo pervenuto ai Comuni dallo Stato, e pari a 14 milioni di euro».
Il tutto considerato, invece, che il contributo girato allo Stato dai 25 contributori netti, si aggira sui 14 milioni di euro. «Rischia di essere già troppo tardi, ma noi non dobbiamo arrenderci - dice Della Bitta -. Anche Anci Lombardia ha sollevato a gran voce il problema che interessa 130 Comuni lombardi per un totale di 62 milioni di euro girati a Roma a sostegno del Bilancio nazionale. Occorre cambiare rotta, perchè i Comuni sono stanchi di dover continuamente alzare le tasse per far cassa per conto dello Stato, i loro bilanci non reggono e, al pari, cittadini e imprese sono allo stremo delle forze».
Tema ben evidenziato, in questi giorni, dai sindaci dei Comuni turistici della nostra provincia che, da subito, sono ricorsi al Prefetto consegnandogli un documento emblematico rispetto alla situazione ormai ingestibile in cui si trovano come amministratori. «Basta con questa confusione fra tasse locali e tasse statali – aveva tuonato Carla Cioccarelli, sindaco di Aprica – non è equa e non è corretta. Se almeno, poi, alla fine, ci dicessero come vengono impiegati questi nostri soldi, invece, macchè, neanche quello...».
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