Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 15 Maggio 2017
«L’Italia è l’unica salvezza
Ma per arrivare qui ho attraversato l’inferno»
Vive a Chiavenna con dei parenti il migrante del Gambia che ha raccontato la sua storia nella serata organizzata all’oratorio di San Fedele.
«Ho visto morire alcuni miei amici nel deserto e altri scomparire in mare. Quando arrivi in Libia l’Italia è l’unica salvezza: il futuro dell’Africa dipende dall’Europa».
È stato l’intervento di Baptiste Sanyang, migrante originario del Gambia, il momento più toccante della serata promossa da Arci, Caritas, Acli ed Emergency a Chiavenna all’oratorio di San Fedele. Nel piccolo Paese circondato dal Senegal, che per vent’anni ha dovuto fare i conti con una dittatura, gli oppositori politici, per evitare di essere assassinati, sono stati costretti a fuggire. Ecco l’inizio del viaggio.
«Sono scappato dalla sera alla mattina - ha raccontato -. Ho viaggiato sui camion, ho camminato a piedi nel deserto per settimane. Il Sahara non ti trova mai preparato: si procede senz’acqua e viveri. Alcuni compagni si sono lasciati andare e sono rimasti lì, senza speranza».
Ma il vero inferno è stata la Libia. «Per i libici la nostra vita vale meno di zero – ha aggiunto -. Ci hanno sparato, rapinato, minacciato, imprigionato, fatto lavorare quasi come schiavi. Poi finalmente siamo partiti». Il viaggio verso l’Italia è stata un’altra esperienza terribile, con vari episodi scioccanti. «Eravamo in difficoltà e mentre un’altra imbarcazione ci soccorreva quindici passeggeri del canotto sono finiti in acqua – ha spiegato l’uomo, che vive a Chiavenna insieme a dei familiari -. Sono annegati. Siamo partiti in cento e siamo arrivati in Italia dopo quattro giorni e quattro notti di mare».
«Questo racconto ha la forza di spegnere ogni vergognoso attacco a coloro che salvano i migranti in pericolo, mi riferisco alle polemiche sulle Ong che operano quotidianamente in mare», ha rilevato il presidente del Circolo Arci Mille papaveri rossi Valerio Putignano.
La storia della Libia, con tanto di danni compiuti dal colonialismo italiano, fino ad arrivare ai giorni nostri passando per l’epoca della dittatura di Gheddafi, con tutto quello che ha determinato, nel bene e soprattutto nel male, è stata illustrata da Giovanni Parigi, docente dell’Università di Milano.
Il suo intervento, estremamente chiaro e approfondito, ha permesso di comprendere le variabili che determinano la situazione attuale. Il moderatore della serata ha espresso la volontà di proseguire con il ciclo di appuntamenti dedicato a questa tematica. «Questo incontro segue varie iniziative dedicate alle migrazioni, dagli eventi dell’anno scorso alla serata sulla rotta balcanica della scorsa settimana – ha concluso il parroco di Caspoggio don Andrea Del Giorgio, originario di Chiavenna e rappresentante delle Acli -. Credo che periodicamente sia giusto e bello ritrovarsi per approfondire la conoscenza su queste dinamiche e ricordarci che quando discutiamo di questi fenomeni legati all’economia e alla politica stiamo parlando di persone».
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