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Martedì 01 Gennaio 2013
Lino Quadrio, una vita
ai nastri di partenza
Tuta, pistola e megafono gli strumenti di oltre 40 anni di "lavoro" da ufficiale di gara. Sabato o domenica non c'era differenza. Dai campi infangati delle campestri al ghiaccio delle gare di auto, fino ai gran premi di Formula Uno. Dal sole cocente delle manifestazioni estive al freddo popolare delle piste da sci la "pelata" di Lino Quadrio c'era sempre insieme al suo sguardo concentrato
Tuta, pistola e megafono gli strumenti di oltre 40 anni di "lavoro" da ufficiale di gara. Sabato o domenica non c'era differenza. Dai campi infangati delle campestri al ghiaccio delle gare di auto, fino ai gran premi di Formula Uno. Dal sole cocente delle manifestazioni estive al freddo popolare delle piste da sci la "pelata" di Lino Quadrio c'era sempre insieme al suo sguardo concentrato. Una figura indispensabile per la disputa delle gare. E anche adesso che l'entusiasmo non è più quello di un tempo e l'assistenza alla moglie malata lo occupa quasi interamente, Lino non riesce a dire di no quando lo chiamano: «Senza di te non possiamo fare la gara - mi dicono - e allora è impossibile dire di no e vado».
Anche perché Quadrio, meccanico di Tovo, lo sa bene quali siano le difficoltà organizzative essendo stato spesso al di là delle barricata. Il suo primo contatto con lo sport risale alla fine degli anni Settanta, quando con professore di educazione fisica Alessandro Brughetti, poi diventato presidente della Pallavolo Altavalle e successivamente presidente della Fipav provinciale, fondò il Centro Olimpia di Lovero, vera fucina di talenti della corsa campestre nel bacino Villa di Tirano-Sondalo. Tutti i ragazzi che mostravano attitudine alla corsa di resistenza avevano la gratificazione di poter indossare l'ambita tutta azzurro Italia.
Ma proprio accompagnando i ragazzi alle gare del Csi, Quadrio si accorge di quanto sia ristretto il numero dei giudici di gara. C'è solamente il mitico Schieghi. D'altro canto i giudici trovano in Quadrio quelle caratteristiche di serietà, affidabilità necessarie per svolgere il ruolo di giudice. Il connubio si fa subito e Lino diventa giudice di gara Fidal, ruolo che ricopre tuttora. Sono i primi anni Ottanta quando inizia ad indossare quella tuta di giudice di gara con la quale ormai tutti sono abituati a vederlo, come fosse la sua seconda pelle.
E' pignolo e con lui non si scherza. Quando ci sono centinaia di partenti nelle gare di corsa, spesso gli organizzatori sono preoccupati perché non riescono a gestire la frenesia degli atleti. «Ma quando li richiamo, gli atleti si sistemano prontamente - ammette, compiaciuto lui -. Lo sanno che se non sono perfettamente allineati sulla linea di partenza non li faccio partire. Io non ho fretta di dare la partenza. Con la tecnologia che è presente ora alle gare, dalla televisione, alle foto sui giornali e in internet, se dovessi sbagliare l'errore diventerebbe clamoroso. Che figuraccia se vedessimo la foto di una partenza con un piede più avanti della linea. Tutti si chiederebbero se Quadrio si è addormentato».
Maestro di sport ed educatore. Quando ci sono i giochi studenteschi e ci sono i bambini che si avvicinano all'atletica Quadrio è inflessibile come un maestro di un tempo e spiega ogni segreto delle fase sui blocchi di partenza: «Però quando i ragazzi passano alla fase regionale, ricevo i complimenti, perché sono stati preparati bene e hanno acquisito la giusta dinamica nella partenza».
Il curriculum di Quadrio è in pratica la storia dello sport valtellinese degli ultimi trent'anni. Non a caso è stato premiato anche dal Panatlhon, entrando nel ristretto Olimpo dei valtellinesi benemeriti per sport. Il Trofeo Vanoni, la Coppa Valtellina, la Mossini-Triangia, il Mondiale di corsa in montagna di Madesimo, solo le perle di una carriera infinita che ha varcato anche i confini provinciali con il rally di Sardegna oppure la Formula Uno a Monza, nei quali è stato ufficiale di gara.
Ma i ricordi di Quadrio non sono quelli di un divo e quindi riguardano pure manifestazioni"minori": «Con Fabio Pedrolini sono stato uno dei fondatore del Palio dei Comuni della Comunità Montana. Senza contare tutte le volte che ho organizzato giochi in occasione di feste di paese o di sagre di montagna». Il venerdì sera toglieva la divisa da meccanico ed indossava quella candida di giudice. Tutti i fine settimana sui campi di gara. Con la soddisfazione di esserci. «In tempi magri come questi dobbiamo metterci la benzina». Ma la passione lo calamita sempre verso quella linea bianca.
Nelle categorie giovanili come in una stazione i partenti hanno sempre una faccia diversa. I bambini di un tempo sono diventati genitori, anche per Lino gli anni passano, ma lui è sempre al suo posto. Nelle gare degli adulti a livello provinciale Quadrio è uno di casa. Saluti e pacche sulle spalle nel pre e post gara. Ma quando il conto alla rovescia per la partenza sta per scattare, l'uomo buono e generoso diventa più preciso di un radar. Come fosse la moviola calcistica della domenica sera non perdona per una questione di centimetri. E la prossima domenica sarà una nuova fettuccia, un nuovo sparo. Non solo per dire partite, ma ci sono.
Ormai il colpo di pistola non è più lo sparo dello starter, ma è semplicemente il saluto di Lino ai concorrenti. Il segno che il dado è tratto e la battaglia sportiva può iniziare.
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