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Giovedì 22 Settembre 2011
L'industria di Lecco
<Energia troppo cara>
In media, si può scrivere che l' industria di Lecco paga l'elettricità il 15-18% in più rispetto ai concorrenti. Un onere supplementare che incide di più sulle imprese energivore, si pensi ad un laminatoio o ad una fabbrica di trattamenti termici, ma che comunque grava sulla competitività di tutto il sistema.
Da una prospettiva micro e macro, il tema energetico sarà affrontato nel convegno che - sabato 1 ottobre, alle 20,40 al Teatro sociale di Lecco - concluderà il "Varenna fisica festival", che ha organizzato l'incontro assieme all'Api. Pur se annunciato, non ci sarà perché impegnato in una missione in Cina, il premio Nobel Carlo Rubbia, mentre in teleconferenza interverrà Jeremy Rifkin, economista americano e soprattutto grande esperto di temi energetici: tra i suoi best seller c'è "Economia all'idrogeno". In sala ci saranno: Arturo Varvelli, ricercatore all'Istituto di politica internazionale, Giulio Sapelli, storico dell'economia, e Irene Tinaglia, docente di economia delle imprese all'università di Madrid. Il convegno è stato presentato nella sede Api di via Pergola, da Riccardo Bonaiti, presidente Api, da Mauro Gattinoni, vice direttore Api, e da Rossella Sirtori, presidente dell'Istituzione Villa Monastero. Senza perderci nel labirinto dei discorsi macro, che sono di prospettiva, di lungo periodo e - per citare Maynard Keynes con i dovuti scongiuri- «nel lungo periodo saremo tutti morti» - restiamo ai temi micro. E in un territorio a prevalenza manufatturiero come quello lecchese, l'energia diventa soprattuto un tema di differenziale di costo con i partner europei. In media, si può scrivere che la nostra industria paga l'elettricità il 15-18% in più rispetto ai concorrenti. Un onere supplementare che incide di più sulle imprese energivore, si pensi ad un laminatoio o ad una fabbrica di trattamenti termici, ma che comunque grava sulla competitività di tutto il sistema. Bonaiti nota: «L'energia è una varibile fondamentale in un'economia avanzata e - sottolinea il presidente dell'Api - l'Italia paga l'assenza di una strategia energetica. Siamo sempre andati avanti a forza di decisioni spot senza aver chiaro il quadro da comporre. Così, ad esempio, l'Italia è stato l'unico grande paese ad affidare ai cittadini, attraverso il referendum, la decisione di rinunciare all'energia nucleare. Ed è stata una decisione presa senza avere un piano energetico alternativo, che invece la Germania ha preparato con molto anticipo in previsione dell'uscita dal nucleare».
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