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Giovedì 14 Marzo 2013
L'inchiesta sulle tangenti
Domani sarà sentito Gianola
Rinchiuso da martedì nel carcere di San Vittore anche lui con l'accusa di corruzione in relazione ad un appalto da 8 milioni e 950mila euro che è stato aggiudicato proprio il 23 gennaio scorso, peraltro ad una cordata che non è quella inquisita oggi a Milano
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Ritmi serrati - e non poteva essere altrimenti - per gli interrogatori di garanzia ai sette arrestati nell'ambito di un presunto giro di tangenti legate alla sanità lombarda e ad alcuni appalti esperiti dalle aziende ospedaliere ora finite nel mirino della Direzione investigativa antimafia di Milano che anche ieri ha eseguito perquisizioni a raffica, sequestrando contanti in casa di alcuni indagati.
Il sistema messo in evidenza dai pm milanesi parla di diversi episodi di corruzione connessi ad appalti per forniture ad aziende ospedaliere lombarde: dalla manutenzione delle apparecchiature elettromedicali dell'ospedale San Paolo di Milano all'installazione di sofisticati macchinari per la diagnostica tumorale a Milano e Cremona sino alla digitalizzazione dei servizi di radiologia in provincia di Sondrio.
Stando alle 300 pagine dell'ordinanza del gip, il passaggio delle tangenti (a volte anche solo promesse) avveniva con la complicità del titolare di una finanziaria di Lugano, Giovanni Lavelli, cittadino svizzero, e un ruolo importante lo avrebbe avuto anche il giornalista Leonardo Boriani, che avrebbe fatto da “facilitatore” mettendo in contatto gli imprenditori con i responsabili degli ospedali.
Fu proprio lui a tenere i contatti con il colichese 65enne Luigi Gianola e fu sempre lui - stando all'accusa - a ricevere dalle mani del manger di Sondrio un "pizzino" recante la cifra di 5mila euro. una richiesta che l'ex direttore de la Padania avrebbe "girato" agli imprenditori che a loro volta gli avrebbero consegnato quei soldi finiti in tasca a Gianola (sempre secondo l'accusa). Una sorta di "acconto" su quei 500mila euro promessi (salvo buon fine) per l'appalto di Sondrio a cui la cordata di imprenditori milanesi non avrebbe neppure potuto partecipare se Gianola non fosse intervenuto a prorogare i termini del bando.
Nell'inchiesta spunta anche il nome di Massimo Gianluca Guarischi, già consigliere regionale oggi "consulente", condannato peraltro nel 2009 a 5 anni di reclusione per alcuni appalti relativi al post alluvione in Valtellina.
Ma l'elenco degli indagati in stato di libertà dalla Dia è davvero lungo: Carlo Lucchina, già direttore generale della Sanità Lombarda; Danilo Gariboldi, direttore generale dell'A.O. "Mellino Mellini" di Chiari; Simona Mariani, direttore generale dell'A.O. di Cremona; Gerolamo Corno, direttore generale dell'Istituto Tumori di Milano; Pierguido Conti e Vincenzo Girgenti della "General Elettric Medical Systems Italia" di Milano (impresa che ha partecipato all'appalto di Sondrio); Alessandro Pedrini, già dipendente della Regione Lombardia e figlio dell'ex sindaco di Bormio Renato; Massimo Streva della "Fratelli Scotti" impresa edile di Cinisello Balsamo; Battista Scalmani della "BS Biotecnologie" di Bergamo; Carlo Barbieri della "Brainlab Tecnologie" di Milano; Giuseppe Barteselli, dirigente del San Gerardo di Monza; Bruno Mancini, della "Biemme Rappresentanze" di Roma.
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