L’ex Marconi sulla situazione del Lecco:
«Ora conta soltanto la vittoria»

L’ultimo anno in C1 di Lorenzo Marconi da Ponte Nossa, bluceleste forever, con mister Cadregari, fu il primo anno dei “monelli”, il 1997/98. Marconi, valsassinese di adozione, aveva 35 anni ed era il terzino destro dai piedi non raffinati ma dalla grande corsa e grinta: «Ora è il momento di avere pazienza ma soprattutto non prendere gol»

L’ultimo anno in C1 di Lorenzo Marconi da Ponte Nossa, bluceleste forever, con mister Cadregari, fu il primo anno dei “monelli”, il 1997/98. Marconi, valsassinese di adozione, aveva 35 anni ed era il terzino destro dai piedi non raffinati ma dalla grande corsa e grinta. Quello che sembra mancare, oggi, a questo Lecco: «Quell’anno rientravo dal rifacimento del crociato per cui non ho giocato tantissimo. Ma alla fine stavo bene, soprattutto nel termine del campionato. Rientrai a novembre e feci il mio. Il Lecco di oggi non corre? Secondo me non è questo il problema». Marconi è clemente: «Io ho visto tre partite del Lecco dal vivo, e poi alla televisione le altre e dico che è un torneo faticoso per tutte. Ho visto anche il secondo tempo di Vicenza-Lumezzane e i biancorossi con uno stadio importante e una rosa importante, hanno fatto fatica. È un campionato molto equilibrato dove anche il Padova stenta, pur facendo grandi risultati. È ancora una questione di episodi, secondo me. Ma, certo, prendere gol, diventa poi un problema recuperarlo. Se, invece, fai gol, è tutta un’altra cosa. È il momento di avere pazienza ma soprattutto non prendere gol. Ma il discorso sulla “vecchiaia” del Lecco è relativo».

Di sicuro è un Lecco che nei secondi tempi cala molto: «I blucelesti non stanno passando un momento fisico brillante e lo stanno pagando. In questi momenti bisognerebbe badare di più al risultato perché chi fa queste cose, ovvero vince quando non sta bene, poi vince il campionato. Ha nomi importanti, questa rosa. È una squadra forte. Poi, certo, nello sport succede di tutto ed entrare in un loop negativo rischia di far diventare tutto più difficile. Certo, ora il momento negativo deve finire».

Mister Baldini è messo in discussione: «Gli allenatori lo sanno – spiega l’ex terzino destro bluceleste - quando le cose non vanno bene, poi rischiano tanto. Certo, la prima cosa da avere in questi momenti è una preparazione fisica importante. Se corri, copri anche problemi tecnici. Ma quando corri male, o non vai, allora le lacune tecniche vengono maggiormente a galla. Devi vincere, punto, ora. E il Lecco ha la squadra per fare vittorie sparagnine. Penso al Renate: non ha fatto niente più del Lecco. Anzi sì: ha fatto gol. Devi metterla, in alcuni frangenti, sulla pressione fisica e psicologica. L’anno che abbiamo vinto il campionato con Gustinetti nel 1997, facevamo così. Quando eravamo in difficoltà cercavamo di mettere l’avversario là, anche fisicamente. Se Sipos avesse segnato contro il Renate il gol del pari, sono certo che avremmo vinto».

4-3-2-1, 4-3-3, 4-2-3-1, 4-3-1-2… Insomma una girandola di schemi. Su questo Baldini ha forse un po’ esagerato: «Il calcio è uno sport dinamico – ammette Marconi -. Non si possono programmare i movimenti di tutti. C’è un’idea di gioco. Puoi prenderli alti, puoi aspettarli, ma i moduli sono fatti dagli uomini. E anche partire dal basso lo puoi fare quando sei fresco e il pallone gira. Il Milan di Sacchi non la menava così tanto: rubava palla poi la dava a Van Basten e Gullit là davanti. Lo stanno complicando troppo, ma non voglio riferirmi a Baldini che non conosco bene…».

E sui calci d’angolo cosa farebbe Marconi? «Quando le cose non girano, si marca a uomo. Almeno responsabilizzi i giocatori. E sai chi si è perso l’uomo, se prendi gol. Quindi puoi scegliere di più. Poi quando sei in fiducia fai tutto, mentre quando sei in queste condizioni devi fare le cose semplici. Marcare a uomo, buttarla avanti, e via dicendo».

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