Economia / Sondrio e cintura
Domenica 17 Dicembre 2017
L’esperienza di Nicola: il robot per mungere nell’azienda biologica
Quando biologico e tecnologia vanno a braccetto, il risultato è maggior benessere per gli animali, un uso più razionale del tempo per l’allevatore e una qualità più elevata del prodotto.
Quando biologico e tecnologia vanno a braccetto, il risultato è maggior benessere per gli animali, un uso più razionale del tempo per l’allevatore e una qualità più elevata del prodotto.
È l’esperienza raccontata al convegno “Agricoltura 4.0” da Nicola Bongiolatti, giovane imprenditore agricolo di Berbenno dell’azienda La Taiada, che giusto pochi mesi fa ha introdotto importanti novità nella propria stalla, con l’installazione di un robot per la mungitura. «La nostra prima innovazione è arrivata vent’anni fa – ha spiegato Bongiolatti -, quando mio padre ha deciso di trasformare l’azienda in una realtà di agricoltura biologica certificata, una scelta che portiamo avanti sempre più convinti. Il nostro settore è l’allevamento di vacche da latte, con attività in alpeggio per circa cento giorni all’anno, per la produzione di Bitto, e in sede per i restanti mesi, in cui il latte viene in parte venduto con certificazione bio, e in parte trasformato nel nostro caseificio, costruito nel 2012». Lo scorso anno alla Taiada hanno deciso di fare un passo avanti in tema di tecnologia, ha spiegato Bongiolatti, e durante l’estate l’azienda ha acquistato un robot di mungitura che è stato installato nella stalla approfittando del periodo trascorso dal bestiame in alta quota.
«Al ritorno dall’alpeggio le mucche erano un po’ spaesate, perché erano abituate alla sala di mungitura – ha raccontato Bongiolatti -, poi nel giro di una settimana si sono abituate e abbiamo subito notato miglioramenti evidenti, nel loro benessere e nella qualità del latte». Con la nuova organizzazione, ha infatti spiegato l’allevatore, gli animali sono liberi di spostarsi a piacimento nella stalla e vengono monitorati costantemente, sia attraverso i dati rilevati dal robot di mungitura, sia tramite un chip inserito nel collare che segnala eventuali anomalie nella ruminazione. «Ora abbiamo molto più tempo da dedicare alla diversificazione dei prodotti e alla cura degli animali – ha concluso Bongiolatti – e otteniamo un latte di migliore qualità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA