Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 09 Settembre 2013
L’emozione di rivivere
il ricordo di un amico
Si è svolta a Chiesa la cerimonia di consegna della medaglietta di Pierino Fanoni
recuperata in Russia dal vicesindaco di Mazzo, Cavazzi
«Dopo aver ricevuto la telefonata del vice sindaco di Mazzo che mi annunciava il ritrovamento della piastrina dell’alpino Pierino Fanoni, ho subito chiamato la nipote Maria Assunta e, devo dire, che ci siamo commosse entrambe all’istante».
A parlare è il sindaco di Chiesa, Miriam Longhini, presente alla cerimonia di consegna della piastrina appartenuta all’alpino Pierino Fanoni, classe 1920, dato per disperso in Russia fino al 27 maggio del 1993 quando, ai parenti, ne è stata comunicata formalmente la morte.
A ritrovare, per puro caso, la piastrina dell’alpino di Chiesa, è stato proprio il vicesindaco di Mazzo, Marco Cavazzi, che, nel gennaio scorso, ha compiuto una spedizione sul fronte del Don, insieme a Marco Bricalli, del gruppo alpini di Mazzo, sezione di Tirano, e ai rappresentanti dell’Unir (Unione nazionale italiana reduci di Russia)A driano Provato e Maria Sperti, di Torino. Tant’è che alla cerimonia, al fianco di innumerevoli gagliardetti alpini, c’erano anche quelli delle sezioni di Tirano e di Torino.
«Sembra incredibile - racconta Alberto Del Martino, presidente della sezione Ana Valtellina di Sondrio -, ma Cavazzi ci ha raccontato di aver trovato per caso la piastrina, mostratagli da un giovanotto che era lì, seduto in macchina, alla fermata del pulmann dove sono scesi a Warvarovka. Questi, per i russi del posto, sono cimeli di guerra da mettere in vendita per ricavare qualcosa, tant’è che se ne trovano anche nei mercati cittadini, scatole piene di piastrine…».
Cavazzi l’ha subito presa notando che si trattava di un alpino valtellinese, di quella Chiesa in Valmalenco che ha lasciato sul campo, nelle due Guerre Mondiali, fra morti e dispersi, ben 92 giovani valorosi. Tutti sui vent’anni o poco più come era Pierino Fanoni quando si è spento, a 23 anni, precisamente il 28 marzo del 1943, nel campo di internamento numero 56 di Uciostoje, nella provincia di Tambov, 440 km a nord dal luogo di cattura identificato in Nikolajevka, teatro dalla famosa battaglia del 26 gennaio.
Solo nel 1993, però, in casa Fanoni è giunta notizia della morte del congiunto e il fatto di apprendere del ritrovamento della piastrina che portava al collo è stato motivo di un ritorno di emozione per tutti i nipoti. A ricevere nelle proprie mani il cimelio sono state, in particolare, Maria Assunta, Enza e Laura Fanoni, molto emozionate, ma supportate dalla sindaca, dai tanti alpini convenuti, in primis Enrico Schenatti, storico presidente del Gruppo di Chiesa, affiancato dal reduce di Russia, Antonio Rasica, pure del 1920, e ancora in ottima forma.
Ad introdurre la cerimonia davanti al monumento agli Alpini e alla statua di don Carlo Gnocchi, oltre che a celebrare la Messa, è stato il parroco del posto, don Alfonso Rossi, dopodichè la parola è passata al primo cittadino di Chiesa e al presidente della sezione Ana di Sondrio, Del Martino. Quest’ultimo ha sottolineato il valore di alpini come Fanoni «che avrebbe potuto scappare in Svizzera, come tanti, durante il periodo di congedo ottenuto per malattia. Invece, no. Con senso del dovere e della patria, chiamato a Rivoli, è partito per la Russia».
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