
Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 17 Marzo 2015
«Leggere i classici può rendere felici»
Il direttore del Salone del Libro, Ernesto Ferrero, ha incontrato un centinaio di liceali del classico. «La vera letteratura è scoperta e fatica, ma sa dare lo stesso piacere di certi incontri inaspettati».
Nella lettura dei “grandi” della letteratura si nasconderebbe la chiave per essere felici: attraverso le loro opere si riesce a guardare alla realtà con occhio critico, provando stupore e felicità al tempo stesso.
Questa è la ricetta di Ernesto Ferrero, ieri mattina ospite al liceo Piazzi-Perpenti di Sondrio, dove il direttore del Salone del libro di Torino ha incontrato un centinaio di ragazzi delle classi quarte e quinte del liceo classico.
Sul tavolo “La letteratura come felicità possibile”, tema che lo scrittore, traduttore e critico letterario ha illustrato in una carrellata durata più di due ore, dopo essere stato introdotto alla platea studentesca dalla dirigente scolastica Maria Grazia Carnazzola e dalla docente Paola Cereghini, che ha promosso l’incontro con Ferrero.
Lo strapotere delle immagini
«Oggi assistiamo all’imperio delle immagini – la premessa del massimo esperto in materia, autore di diversi libri, alcuni dei quali - “I migliori anni della nostra vita”, “Disegnare il vento” - letti dagli studenti coinvolti nella mattinata -, eppure mai come in questo secolo si è scritto tanto: gli sms che ogni giorno scrivete ne sono la prova. Il compito della letteratura consiste nel porre domande: la letteratura non spaccia delle certezze “finte” come il mondo delle immagini».
Ecco allora l’importanza di lanciarsi nella lettura, «che permette di analizzare dubbi, di mettersi a cercare, a scalare».
Un esercizio, lo ha riconosciuto Ferrero, non semplice: «Ci vuole fatica, come in ogni cosa. Come l’alpinista che scala la vetta: senza fatica e sacrificio si finisce sul baratro. Anche se riconosco che al giorno d’oggi la parola fatica non goda di molta fortuna». E ha aggiunto: «Sinceramente mi vergogno un po’, per quello che mi compete, di consegnarvi un mondo così disastrato come quello attuale: ma voi dovete imparare a leggerlo in modo critico e credo che la letteratura vi possa aiutare».
In che modo, Ferrero, lo ha spiegato catturando l’attenzione dei ragazzi: «La letteratura vi aiuta a distinguere, a scavare, ad andare a caccia».
Li ha invitati a non arrendersi, a non accontentarsi di quanto il mondo delle immagini impone: «Non c’è niente di più fasullo dei reality, qualunque sia la competizione, che si tratti di cucina o di musica». Con un libro in mano - «sto parlando di vera letteratura» la sottolineatura di Ferrero – la realtà acquista un altro sapore e la felicità la si può raggiungere: «La vera letteratura è quella che insegna a vedere le cose che non abbiamo ancora visto: è come la mappatura dei terreni che non ho ancora conosciuto». Ed è proprio andando alla scoperta del «non conosciuto che si può avere piacere: in questo senso la vera letteratura può regalare felicità. La stessa che si prova quando si hanno incontri che non si aspettano».
In tal modo anche la vita «acquista un significato diverso». Il consiglio che Ferrero ha dato ai ragazzi è di calarsi nei panni «di un lettore-esploratore che può andare dove vuole. Ricordate, non ci sono libri sì o libri no, ma vi assicuro che esplorando con modesta fatica si può andare molto lontano». Ha concluso ricordando come «non sempre la scuola riesca a proporre gli autori giusti, che possono essere intriganti: forse troppo Pavese che da giovane o letto con piacere, ma poco Fenoglio, che invece è di una modernità notevole e tiene assolutamente il tempo». Perché secondo Ferrero, «ci sono classici che tengono il passo coi tempi, mentre altri fatalmente invecchiano», e tra gli immortali, che non invecchiano mai, ha individuato autori come Primo Levi e Italo Calvino.
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