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Martedì 22 Novembre 2011
Lecco, Turtle fit
In palestra nasce l'impresa
A Lecco è nata per caso l'idea di Turtle fit, un dispositivo per il controllo elettronico di motori collegati a macchine per il fitness. Il nuovo prodotto è in fase di messa a punto da un team di quattro giovani, tre ingegneri e uno specializzando in fisiologia. E dal prossimo anno potrà essere realizzato e commercializzato in serie da una nuova società.
Nel nostro caso, la creatività si è accesa in una palestra per il potenziamento muscolare dei rugbisti della squadra di Lecco. Sotto tortura c'è Giovanni Redaelli, tallonatore e fresco di laurea in ingegneria dell'automazione. A torchiarlo c'è Amedeo Zottola, preparatore atletico del quindici bluceleste. Tra un esercizio e l'altro, dal dialogo dei due nasce l'idea di mettere a punto un dispositivo elettronico che aiuti il lavoro in palestra. In sostanza, i due pensano che anziché i pesi si possa utilizzare un motore che fa resistenza e che ha infinite possibilità di regolazione. È come quando si corre sul tapis roulant e si cambia la pendenza del percorso. Allo stesso modo, si è pensato di variare il peso di un bilanciere o di un'altra macchina attraverso l'elettronica. Di virtuale ci sono i pesi da sollevare, la fatica resta la stessa.
«Da sei mesi - racconta Redaelli - stiamo mettendo a punto il prototipo che a fine anno sarà pronto. Poi con il nuovo anno, costituiremo l'azienda per produrre e vendere il nuovo prodotto». Oltre a Redaelli, il progetto riunisce Mattia Vago (anche lui ingegnere dell'automazione), Luca Mauro (ingegnere informatico) e Alberto Dolci, specializzando in fisiologia all'università di Bangor, nel Regno Unito. Il Turtle fit ha partecipato alla Start cup di Milano e ha vinto ex aequo il premio per la migliore proposta d'impresa proveniente dal Lecchese.
Quali le caratteristiche innovative del prodotto? «La possibilità di applicare - spiega Redaelli - un controllo elettronico ad un macchinario isotonico permette un lavoro più specifico e compatibile alla fisiologia del corpo umano. In questo modo - continua Redaelli - si possono ottimizzare le sedute di allenamento. Inoltre, l'innovazione di Turtle fit si pone in un mercato che in questa fase è alla ricerca di prodotti che segnino una discontinuità tecnologica».
Fin qui il prodotto. Mettere in piedi un'azienda è un'altra faccenda complicata. «Stiamo valutando le varie opportunità - anticipa Readelli - ad esempio dobbiamo decidere se produrre noi il dispositivo o occuparci solo dello sviluppo del software». C'è poi tutto il discorso della commercializzazione del prodotto. Anche qui, i quattro "soci" stanno considerando diverse possibilità. Ad esempio, potrebbero agganciarsi come fornitori di qualche azienda che produce macchine per palestra. O potrebbero cercare una rete di vendita per commercializzare il prodotto, o - ancora - realizzare una combinazione delle due opportunità. Poi, bisogna decidere il prezzo e la clientela alla quale rivolgersi: «I costi di produzione che stiamo ipotizzando - spiega Redaelli - si allineano al mercato, per cui il nostro prodotto porterebbe un'innovazione del settore con prezzi contenuti».
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