Lecco: troppi adempimenti
per seguire la burocrazia

Bruno Spreafico, titolare di una piccola azienda di Galbiate, fa una stima: la sua segretaria perde almeno un giorno di lavoro a settimana per stare dietro ai numerosi adempimenti burocratici che gravano sulla gestione aziendale.

g.morassi

LECCO - Trent'anni fa lasciare un posto da dipendente per “mettersi in proprio” era un'avventura non fuori dal comune e, chi l'ha fatto, ha avuto successo. Oggi non è più così, l'intraprendenza e la voglia di mettersi in gioco non sono mai sufficienti per vincere una battaglia di logoramento contro la burocrazia. In trent'anni tutto è cambiato e del piccolo e giovane imprenditore che progetta di aprire la “fabbrichetta” non c'è più traccia. Bruno Spreafico, amministratore unico di un'azienda di Galbiate, la Sbm, ha deciso di avviare un'attività nel 1980 e sei anni fa ha deciso di espandersi, ma nel frattempo tante cose erano cambiate: "Negli anni Ottanta non c'erano questi adempimenti burocratici. Sia chiaro, le regole servono, ma adesso ce ne sono troppe. E soprattutto non si pone alcuna differenza di burocrazia tra la piccola e la grande azienda. Ad esempio, io ho tre dipendenti e ho gli stessi adempimenti burocratici di un'impresa da cinquecento addetti. Per una micro realtà industriale, come la mia, si tratta di un carico di lavoro esagerato". Con gli anni le normative sono divenute più rigide e vincolanti: "E questo mi può anche stare bene – continua Spreafico - Ma quando sei anni fa ho avviato le pratiche per la realizzazione di un nuovo stabilimento ho dovuto attendere sei mesi per ottenere un permesso dell'Arpa, per il motivo che il personale non sapeva quali moduli dovessi redigere e continuava a rimbalzarmi dicendomi di compilare altre scartoffie. Insomma, l'investimento economico quando si decide di aprire una nuova attività industriale è il minore dei problemi. Il più sta nell'estenuante lavoro per riempire moduli". Spreafico ha fatto i conti e ha stimato che la sua segretaria passa un'intera giornata di lavoro la settimana a riempire moduli e scartoffie, interpretare leggi e codici, sottraendo tempo al lavoro reale: "Perché un'azienda deve produrre ricchezza e non carta. E poi tutte queste leggi, fossero almeno chiare, invece sono spesso contraddittorie e confuse. Ad esempio, adesso in azienda è necessario effettuare l'Analisi del Rischio. Un analista viene a verificare il grado di rischio della nostra azienda (che conta tre dipendenti) e ci consegna dei questionari con delle domande assurde, del tipo “Se i servizi igienici dovessero guastarsi, informerebbe il personale?”. Ma che razza di domanda è?".
Tra gli enti da bollino rosso, secondo Spreafico, spiccano l'amministrazione comunale, l'Arpa e l'Asl. Si salvano solo i Vigili del Fuoco che di norma si pronunciano con rapidità e formulano richieste chiare e precise.

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Giovedì 12 Maggio 2011

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