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Venerdì 22 Giugno 2012
Lecco: tiene l'export
malgrado la crisi
L'export della meccanica lecchese nel primo trimestre del 2011 è stato di 482 milioni di euro, saliti a 512 (+30,5) nello stesso periodo del 2012. Ma mentre nel quarto trimestre 2011 la crescita percentuale tendenziale è stata del 14,2%, nel primo trimestre di quest'anno il dato segna una flessione importante, col 6,3%.
A dirlo è l'ultimo "Monitor dei distretti" diffuso dall'ufficio studi di Intesa SanPaolo che spiega come, se nel complesso tutte le esportazioni distrettuali sono cresciute molto poco (l'1,4% tendenziale a prezzi correnti), la meccanica si presenta con segno negativo (-1%).
Per quanto riguarda la metalmeccanica lecchese, l'export nel primo trimestre del 2011 è stato di 482 milioni di euro, saliti a 512 (+30,5) nello stesso periodo del 2012. Ma mentre nel quarto trimestre 2011 la crescita percentuale tendenziale è stata del 14,2%, nel primo trimestre di quest'anno il dato segna una flessione importante, col 6,3%.
Lecco, che secondo il monitor ha un mercato preferenziale nel Regno Unito, rimane tuttavia ben visibile nei primi distretti specializzati nelle produzioni ad alta intensità distrettuale, insieme ai metalli di Brescia (trainati dal mercato algerino), alla metalmeccanica del Basso Mantovano (che esporta soprattutto in Germania, Francia, Usa), alla meccanica strumentale di Varese (verso Medio Oriente, Francia e Cina), alla lavorazione dei metalli della Val D'Arno (Germania e Usa), alla food machinery di Parma (Medio Oriente, Russia e Cina) e ai ciclomotori di Bologna (verso Usa e Germania).
Lecco è inoltre fuori dalla classifica dei distretti che hanno registrato nei primi tre mesi di quest'anno il più forte calo di esportazioni.
Il Lecchese ha retto bene anche sul mercato indiano, dove la metalmeccanica locale ha tenuto, al contrario di quanto è accaduto ad altre aree italiane con la stessa specializzazione produttiva, dalla componentistica e termoelettromeccanica friuliano, al food machinery di Parma.
In questo secondo trimestre 2012 sarà di nuovo rallentamento, spiega lo studio, con «alta selezione nel tessuto produttivo, soprattutto nei distretti e nelle regioni in cui è più alto il ritardo rispetto ai livelli pre-crisi».
Una prospettiva di criticità che trova riscontro soprattutto nelle piccole e piccolissime imprese, che nei primi cinque mesi del 2012 continuano a mantenere su livelli storicamente elevati le ore autorizzate di cassa integrazione, soprattutto di quella straordinaria.
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