Lecco: tentato omicidio, confermata in Appello la condanna a sette anni per un 31enne nigeriano

Confermata anche in Appello la condanna a sette anni per Happy Omoregie, 31 anni, nigeriano, accusato del reato di tentato omicidio a seguito di un’aggressione finita a colpi di coltello, avvenuta nel 2017 nei dintorni del centro commerciale La Meridiana a Lecco.

L’uomo, oggi residente a Biella, ma all’epoca ospite di un centro di accoglienza richiedenti asilo, era stato condannato anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e a un risarcimento danni di 25mila euro. Era invece stato assolto dall’accusa di rapina.

La difesa aveva impugnato la sentenza lecchese invocando la nullità del procedimento per un supposto difetto di notifica. La corte d’Appello, nella giornata di martedì, ha invece confermato in toto la condanna di primo grado, come richiesto dall’avvocato di parte civile Daniela Sacchi dello studio Martini di Lecco.

Secondo l’accusa, una linea sposata poi dalle sentenze, il tentato omicidio sarebbe stato commesso a colpi di coltellate, in concorso con un gruppo non meglio precisato di altre cinque persone mai identificate.La vittima, un altro ragazzo nigeriano, richiedente asilo ospite in quel periodo del centro Ferrhotel, era stato trovato gravemente ferito in corso Promessi Sposi, colpito con due coltellate alla schiena, una delle quali particolarmente profonda

Il giovane ferito raccontò ai poliziotti di essere stato rapinato da un gruppo di connazionali che gli avrebbero rubato 110 euro che conservava nella custodia del cellulare e la spesa, appena fatta al supermercato. Grazie alla sua testimonianza la squadra Mobile di Lecco aveva individuato Happy Omoregie, che era conosciuto dalla vittima in quanto in precedenza erano stati entrambi ospiti del centro di accoglienza del Bione.

L’imputato, oggi regolare in Italia, con famiglia, si era difeso raccontando al collegio che quel giorno era a Milano e che si era trattato di un complotto a suo carico da parte della presunta vittima, risalente a una faida di oltre vent’anni fa fra i padri in Nigeria poi proseguita in Italia anche per la sua decisione di non aderire al gruppo del rivale. Una linea che non aveva convinto il tribunale, che aveva condannato a sette anni per tentato omicidio come richiesto dalla Procira di Lecco. Martedì la conferma in Appello.

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