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Sabato 08 Settembre 2012
Lecco: sull'area Leuci
nessuna speculazione
«A causa della crisi non è più possibile mantenere i costi dello stabilimento Leuci, per questo fra sei mesi l'azienda chiuderà», spiega Giuliano Pisati, patron del gruppo Relco, di cui fa parte Leuci.
«Garantiremo ancora sei mesi di attività, usando gli ammortizzatori sociali - spiega il numero uno di Leuci - poi la fabbrica di Lecco chiuderà». Mentre il marchio, l'attività commerciale, le linee produttive di apparecchi di illuminazione innovative (quindi quelle non a incandescenza), di blisteratura e di confezionamento delle lampade (che verranno acquistate dall'estero) saranno trasferite nella sede centrale di Relco, a Buccinasco.
Tutte le altre linee produttive per la produzione di lampade a incandescenza (la cui vendita è stata vietata nella comunità europea) saranno vendute ai paesi in via d'espansione e i soldi ricavati serviranno a pagare i tfr dei lavoratori. Dei 90 addetti della Leuci ne resteranno una trentina: «Attualmente la forza lavoro necessaria a Leuci è di sessanta unità, contiamo di proporre a una trentina di lavoratori della Leuci di continuare a lavorare per noi, ma nella sede di Buccinasco, e metteremo a disposizione di queste persone un autobus per raggiungere la sede industriale».
Alternative alla chiusura non ce ne sono: «I costi della struttura lecchese non sono più sostenibili, ogni anno abbiamo qualche milione di perdita e se vogliamo evitare il fallimento di Leuci dobbiamo ridurre i costi accentrando la produzione in Relco.
Molti hanno accusato Pisati di essere uno speculatore e di voler lucrare sul valore dell'area Leuci, situata in centro Lecco: «Io sono un imprenditore, non sono un immobiliarista, né un costruttore - risponde Pisati - e non ho in mente di fare alcuna speculazione. Al contrario, sono disposto a trattare la vendita o l'affitto dell'area Leuci con imprenditori che garantiscano l'assunzione di parte dei dipendenti di Leuci».
A tal proposito il titolare della Combustion and Energy ha avanzato l'interessamento per la palazzina antistante, «ma la trattativa sarà vincolata all'assunzione di almeno trenta lavoratori di Leuci. Non ho alcun interesse a cedere l'area se non ci sarà un vantaggio per quei sessanta dipendenti Leuci che perderanno il posto».
Sfuma anche l'opportunità di investire in nuove produzioni innovative da parte di Relco, così come di un coinvolgimento di Leuci nel piano Cittadella della Luce: «A suo tempo avevo parlato della possibilità di creare degli apparecchi d'illuminazione alogena a Lecco, ma poi è uscita una normativa europea che bandisce dal mercato queste lampade entro il 2014, quindi un investimento in tal senso è impossibile. E parlare di altri investimenti mi risulta difficile in un momento in cui il gruppo Relco è in difficoltà e tutte le società del gruppo sono in affanno, molte stanno usando la cassa integrazione. Quindi i soldi per fare investimenti non ne ho e posso solo salvare il salvabile accentrando la produzione ancora utile al gruppo. Finanziamenti da parte delle banche non ce ne sono, perché chiedono interessi altissimi, non sostenibili. Per quanto riguarda il progetto Cittadella della Luce, mi pare evidente che nessuno ci crede davvero»
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