
Cronaca / Lecco città
Domenica 28 Gennaio 2018
Lecco. Sull’amianto
una mappa piena di misteri
Il censimento dell’Ats che fotografa la situazione in provincia di Lecco non dà risposte ai cittadini. Sono indicati i siti contaminati, ma la privacy impedisce di sapere se vicino a casa c’è una situazione a rischio
L’amianto a Lecco? Questo sconosciuto. Una mappatura che metta in risalto le criticità e, quindi, le situazioni da “aggredire” per prime, non esiste. L’affare Leuci, che ieri è stato portato ancora all’attenzione dei cittadini grazie a un presidio davanti ai cancelli del Gruppo Aiuto Mesotelioma, ne è la dimostrazione.
O, meglio, la mappatura c’è, eccome, ma non è fruibile. Esiste, infatti, la banca dati del censimento delle strutture contenenti amianto, che chiunque di noi può consultare al sito https://www.ats-brianza.it/it/amianto/banca-dati-censimento-amianto.html. Ma il problema è che su questa banca dati, per esigenze di privacy, si possono reperire solo i siti dei vari comuni lecchesi in cui sono stati segnalati i tetti in amianto e il loro stato di salute, ma non è possibile avere un quadro d’insieme.
Gli stessi operatori dell’Ats possono soltanto aprire scheda per scheda e, grazie al codice univoco, rintracciare il numero civico, oltre alla via (quella la vedono tutti), dello stabile contenente amianto. Per cui l’utilità per il pubblico è fittizia. Io, abitante della data via di quel dato comune, non posso cioè sapere se il mio vicino ha un tetto in amianto e in che stato sia, nonostante veda che nel censimento esiste un tetto in amianto, nella mia via. Tetto che, magari, non ha bisogno di interventi immediati. Oppure è stato già bonificato. Ma tanto neanche questo risulta, perché l’anagrafe dei piani di lavoro presentati non sempre dice se poi l’intervento è stato effettuato effettivamente. Non subito, almeno. E, comunque, il dato non è inserito nel censimento (tra l’altro le date di inserimento risalgono a un impossibile 30 febbraio 2016). Ovvero l’archivio, il data base, non prevede, per ora, correzioni e cancellazioni. Una volta inserito il tetto in amianto di via Pinco Pallino, è impossibile sapere se è stato bonificato o se necessitava di bonifica perché “sfibrato”. Insomma, un caos.
Anche per gli stessi operatori che non sanno quali possano essere le situazioni più pericolose fino a che non viene loro segnalata dai comitati di cittadini (come avvenuto per la Leuci, per esempio) oppure dai Comuni stessi attraverso gli uffici tecnici. I dati ci sono, insomma, ma è davvero difficile “estrarli” in maniera utile, anche per la stessa Ats che li conserva.
Un quadro francamente sconsolante e sorprendente. Giuliana Saba, medico del lavoro del servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro, e Rita Cattaneo, referente dell’unità organizzativa complessa igiene e sanità pubblica dell’Ats Monza Brianza, lo ammettono: «Oggi non c’è una mappatura precisa di tutte le situazioni, ma ci stiamo lavorando. Ci rendiamo conto perfettamente dei limiti del censimento, stiamo cercando di avere una banca dati che non resti fine a sé stessa, ovvero che faccia una semplice fotografia di quello che c’è negli anni, ma che possa aiutarci a consigliare i vari sindaci dove intervenire».
Già, perché anche se l’Ats sapesse con esattezza dove intervenire, non potrebbe farlo. Il potere è in capo ai sindaci come garanti della salute pubblica: «Il Comune – spiegano le due addette ai lavori - è l’unico ente che ha gli strumenti per farsi sentire e richiedere interventi. Il Comune di Lecco ha cominciato da qualche tempo a darsi da fare, ma anche loro intervenivano solamente su esposti e su segnalazione di comitati di cittadini».
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