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Lunedì 11 Febbraio 2013
Lecco: sulla solidarietà
alla Leuci non c'è intesa
Si alza la tensione sul futuro della Leuci dal momento che la proprietà ha nuovamente negato la possibilità di mantenere attaccata la spina dello storico stabilimento di via XI Febbraio che, come annunciato a settembre, chiuderà a marzo.
In Confindustria Lecco si è svolto l'ennesimo incontro tra il direttore dello stabilimento, Giuseppe Conte, e i sindacalisti Massimo Ferni (Cisl), Lorena Panzeri (Cgil) ed Enrico Ferrari (Uil) per sperare in una proroga del contratto di solidarietà, che sarebbe stata la quarta annualità consecutiva dell'ammortizzatore sociale, l'ultima disponibile.
Alla luce della disponibilità a partecipare a un complessivo progetto di riqualifica dell'area Leuci, manifestato dal titolare di Relco, società che detiene il 100% delle quote di Leuci, i sindacalisti speravano che la proprietà si fosse anche ammorbidita rispetto a un prolungamento dell'attività industriale. Invece no: «Ad oggi non c'è stata alcuna concessione - spiega Massimo Ferni - nessuna disponibilità e non è stato trovato alcun accordo per proseguire l'attività». L'incontro è durato un paio di ore. Se da un lato il sindacato ha continuato a insistere sulle iniziative che si potrebbero intraprendere per prolungare di altri dodici mesi il contratto di solidarietà, dall'altro lato pare che la proprietà abbia risposto negativamente a tutte le proposte. Eppure qualcosa deve essersi smosso, dal momento che i sindacati hanno già calendarizzato un secondo incontro che si svolgerà entro le prossime due settimane.
I tempi si fanno stretti e, comunque vadano le cose, le parti dovranno accordarsi, o almeno dovranno cercare di trovare un'intesa, entro la fine di marzo.
La proprietà ha intenzione di cessare l'attività produttiva entro un mese e mezzo, di spostare le linee produttive ancora redditizie a Buccinasco (che si trova a sud di Milano), per trasferirci circa 25 dipendenti lecchesi e aprire una piccola procedura di cassa integrazione per cessazione di attività per gli altri circa 75 addetti lecchesi che poi finirebbero in mobilità. Quello che invece succederà all'interno dell'area Leuci è ancora tutto da decidere.
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