Cronaca / Lecco città
Lunedì 27 Giugno 2016
Lecco. «Si rifletta, l’Ue
è una cosa grande»
Parla Plinio Agostoni, vice presidente Icam: «Nell’immediato subiremo il peso delle fibrillazioni. Ma non vedo vincitori»
«Mi auguro che da questa scelta scaturiscano riflessioni serie e non sia solo lo spunto per le solite sparate di chi cavalca l’onda emotiva. Bisognerà ragionare in modo serio e riscoprire i valori fondanti dell’Europa, riportandola ai concetti che ne hanno animato i padri fondatori. Perché l’Unione Europea è una “cosa grande”, ma deve essere gestita secondo questi principi, per evitare che diventi un problema tale da giustificare scelte irrazionali come quella inglese, dettata dalla pancia più che da una riflessione pacata. Il rischio di un effetto domino esiste e potrebbe portare alla disgregazione dell’Europa».
Plinio Agostoni, vicepresidente della Icam, la storica azienda dolciaria lecchese, ha seguito con grande attenzione le vicende d’Oltre Manica, che ormai da due giorni catalizzano discussioni politiche, approfondimenti finanziari e chiacchiere da bar. Tutti parlano di Brexit, ma chi in concreto ha già iniziato a subirne gli effetti sono gli imprenditori che hanno rapporti commerciali con l’Inghilterra. Dopo la vittoria dei “leave”, la sterlina si è svalutata vertiginosamente, agevolando le merci in uscita dall’isola britannica ma, al contrario, creando maggiori costi per quelle che devono percorrere la rotta contraria. Questo in attesa che gli effetti dell’abbandono dell’Unione Europea si concretizzino in dogane, necessità di visti, permessi e quant’altro.
«Se devo essere sincero non mi aspettavo un esito di questo genere, ma allo stesso tempo non posso dire di essermene sorpreso più di tanto. Questa scelta è frutto dell’orgoglio inglese: ha prevalso il “proud to be British”, a scapito di ogni ragionamento. Tanto che nemmeno gli appelli dei grandi personaggi della politica e della finanza, che avevano dipinto la Brexit come una catastrofe, hanno fatto effetto».
Ora l’attenzione è tutta puntata al futuro, per comprendere quali saranno gli sviluppi a breve, medio e lungo termine. «Cosa succederà ora è difficile da prevedere. Io credo che sul lungo periodo non si verificheranno terremoti di carattere economico, anche se le fibrillazioni dei mercati finanziari dureranno probabilmente per parecchio tempo. Sono convinto che la questione sia più di carattere politico».
Sul breve periodo, però, il contraccolpo ci sarà sicuramente e potrebbe essere consistente. «Nell’immediato subiremo sicuramente il peso delle inevitabili fibrillazioni. Vendendo noi parecchio nel Regno Unito, il fatto che la sterlina si stia indebolendo ci penalizza parecchio. E quindi non posso essere contento di questa situazione, parlando a livello personale per quanto riguarda la mia azienda. Evidentemente, queste condizioni ci accomunano alle altre imprese con rapporti economici analoghi, che nel breve avranno maggiore viscosità nei rapporti e avranno bisogno di un assestamento diverso per quanto riguarda importazioni ed esportazioni. Insomma, qualche problema ci sarà».
In questa ottica, resta da capire chi abbia effettivamente da guadagnare dall’addio inglese.
«Al di là di possibili situazioni di nicchia e del fatto che in tutte le “guerre” c’è qualcuno che specula e guadagna, non vedo vincitori. Credo che perdano un po’ tutti, perché le difficoltà che seguiranno investiranno il continente in modo generalizzato. A trarne vantaggio potrebbero essere il Far East o gli Usa, ma in Europa sono tutti perdenti».
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