Lecco: "Servono aiuti
per le nuove imprese"

Bisogna trovare gli strumenti che aiutino le imprese lecchesi a restare competitive. Con questo obiettivo le associazioni imprenditoriali hanno preparato un documento che hanno consegnato a Giuseppe Tripoli - "Mister Pmi" - in un incontro tenuto nella sede della Camera di commercio.

g.morassi

LECCO - Il problema è uno, e non è neanche difficile da individuare: trovare gli strumenti che aiutino le imprese lecchesi a restare competitive. Le difficoltà delle nostre piccole e medie aziende sono per la maggior parte legate al sistema territoriale. Che ha bisogno di essere irrobustito per reggere alle spallate che ogni giorno arrivano dai concorrenti. E per trattenere in loco l'attività produttiva che - per questioni di costo, di infrastrutture, di legislazione e di fisco - guarda con sempre maggiore interesse ad altri territori (dalla Svizzera all'Austria, passando dalla Romania per arrivare in Tunisia o in Cina). Mentre dentro ai cancelli i problemi sono di natura dimensionale: aziende troppo piccole, sottocapitalizzate e che perciò fanno fatica a trovare le risorse per cercare ed entrare nei nuovi mercati e per investire in nuovi prodotti e processi. Le risorse, o per dirla in altro modo: i soldi, sono essenziali anche per mantenere fertile il "terreno" imprenditoriale che nel Lecchese continua ad avere una forte impronta manufatturiera. Sono queste le tracce che hanno guidato le associazioni imprenditoriali, sotto il coordinamento della Camera di commercio, nella stesura del documento ("Lecco e le sue Mpmi - Il quadro economico e le istanze delle imprese") che è stato consegnato a Giuseppe Tripoli, direttore del Dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione del ministero dello Sviluppo economico, anche conosciuto come "mister Pmi" poiché all'interno del ministero raccoglie le esigenze delle imprese di minori dimensioni. Ma torniamo alle istanze che le imprese lecchesi hanno formalizzato a Tripoli. Per favorire la costituzione di nuove aziende, lo strumento individuato dalle associazioni è il "venture capital". Questa la proposta: "Individuare-costituire un apposito fondo d'investimento che promuova forme di venture capital o che incentivi l'imprenditorialità in forme societarie partecipate al capitale di rischio, che possano diventare un efficace supporto economico, accanto a cui strutturare una rete di servizi tecnico in grado di assistere anche dal punto di vista operativo la nuova impresa". Mentre per le aziende già attive si chiede di favorirne una maggiore capitalizzazione "con agevolazioni fiscali per quelle che si finanziano con capitale proprio, riproponendo la possibilità - già sperimentata in passato di rivalutare i beni d'impresa materiali e soprattutto immateriali, quasi sempre sottostimati nei bilanci delle piccole imprese".

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Martedì 19 Aprile 2011

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