Cronaca / Lecco città
Giovedì 31 Agosto 2017
Lecco. Ritrovare lavoro
Ci provano unendo le energie
L’assegno di ricollocazione è un flop, i centri per l’impiego puntano sul nuovo strumento per dare una possibilità a chi ha perso il posto
A Lecco con sole 5 richieste arrivate in 6 mesi ai centri per l’impiego l’assegno di ricollocazione sembra proprio un flop.
Affinché funzioni l’idea sperimentale che da marzo scorso assegna alle agenzie per il lavoro contributi pubblici a copertura dei costi per il reinserimento al lavoro di disoccupati che percepiscono la Naspi è necessario che a richiedere l’assegno sia, su base volontario, il lavoratore.
Ma la cosa non decolla né in Lombardia, dove ci sono strumenti più efficaci (e meno rischiosi per il lavoratore) per il reinserimento al lavoro, né altrove, come in alcune aree del Sud dove tali strumenti mancano e la decisione di aderire magari «è frenata dal fatto che, essendo una recente sperimentazione – dice il dirigente del settore Lavoro della Provincia, Roberto Panzeri – non ci sono dati sulla concretezza dei risultati».
Circa il rischio, si tratta del timore di perdere la Naspi: se una volta arrivata al lavoratore l’offerta di un nuovo posto questo è ritenuto “congruo” per i parametri di legge ma non per il diretto interessato, un eventuale rifiuto fa perdere anche l’indennità di disoccupazione.
Intanto i centri per l’impiego di Lecco vanno oltre e, apprezzando quanto già si può fare con la “dote lavoro”, ora si mobilitano anche sul nuovo strumento arrivato a luglio con un bando regionale.
Si tratta dell’intervento “Azioni di rete”, che sostiene il reinserimento di disoccupati per determinate filiere andando a richiamare chi, espulso da crisi aziendali, non ha ancora ritrovato lavoro.
Un’iniziativa concreta che a Lecco ha già attivato le agenzie accreditate per il lavoro, chiamate a raccolta da Panzeri in una riunione lo scorso 28 luglio per verificare idee e progetti su cui partire subito dopo le ferie.
E qualche risultato già si annuncia, visto che «ci troviamo interessati – afferma Panzeri – da due progetti di altrettanti enti che hanno partecipato all’incontro, con cui contiamo di formalizzare presto un accordo».
Sulla partecipazione della Provincia all’“azione di rete” Panzeri chiarisce: «All’incontro abbiamo detto subito che non siamo interessati a prendere contributi, bensì a dare la nostra disponibilità per un buon esito del servizio. In questi ultimi 8 anni con la nostra “unità di crisi” abbiamo gestito 3.000 lavoratori espulsi da aziende soprattutto dell’edilizia e della meccanica. Perciò, ad esempio, se le agenzie accreditate ci sottopongono un progetto da destinare a lavoratori di uno di questi due settori, ma non solo, noi abbiamo un enorme know how da mettere a disposizione per aiutare il ritrovamento di posti di lavoro. In sostanza, l’unica cosa che ci interessa fare e per la quale siamo disposti a collaborare il più possibile – aggiunge Panzeri – è richiamare i lavoratori che ancora non hanno trovato un’alternativa. Ciò con un ruolo inter pares con cui offriamo collaborazione agli enti privati».
Già l’anno scorso col bando “Fpa Energia” la Regione ha avviato un’iniziativa simile per ricollocare circa 400 lavoratori della filiera produttiva dell’energia «a dimostrazione – conclude Panzeri – che in Lombardia sulle politiche attive siamo davvero molto avanti, tanto da far sembrare superata questa idea dell’assegno di ricollocazione».
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