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Giovedì 22 Marzo 2012
Lecco: riforma del lavoro
Artigiani preoccupati
Dopo l'annuncio dei contenuti della riforma del mercato del lavoro e della modifica dell'articolo 18, resta ancora vivo il confronto sulle misure che il Governo Monti vuole adottare. E Confartigianato Lecco si dichiara preoccupata da un aggravio dei costi per le micro imprese.
Confartigianato Lecco parte dall'analisi dei numeri sul ricorso agli ammortizzatori sociali nei diversi settori. E sulla base di tali cifre, gli artigiani chiedono di tenere conto delle specificità delle micro aziende e di non gravarle di ulteriori costi.
Daniele Riva, presidente di Confiartigianato Lecco, nota: «Il dibattito sulla riforma del mercato del lavoro è ancora aperto. E noi artigiani non ci sottraiamo al confronto. Vorremmo però che le ragioni delle micro-imprese fossero ascoltate».
È l'esordio di Riva che aggiunge. «Rete Imprese Italia, cioè tutto il mondo delle micro e piccole imprese, ha nei giorni scorsi proposto e presentato un articolato documento, ma le nostre ragioni sembrano non esistere dentro il confronto riportato dai media. Invece noi abbiamo una chiara e netta opinione». Il presidente di Confartigianato sottolinea: «Chiediamo chiarezza e trasparenza sui numeri e sulle risorse. Pensiamo che la riforma degli ammortizzatori sociali da un lato debba partire da un'analisi dettagliata dell'uso che oggi si fa degli strumenti vigenti nei diversi comparti economici e, dall'altro, debba prendere in considerazione tutte le voci contributive che finanziano le prestazioni temporanee. Prima di chiederci costi aggiuntivi vorremmo si considerassero alcuni elementi. Le tariffe Inail - ricorda Daniele Riva - della gestione terziario e artigianato, sono in forte avanzo da molti anni. Nel settore artigiano l'avanzo è di 10.333 milioni di euro. La gestione industriale nell'ultimo biennio è invece andata in deficit. La cassa integrazione in deroga, nata per fronteggiare la crisi straordinaria dei settori che, come il nostro, non avevano a disposizione lo strumento ordinario, è stata utilizzata dall'industria (nel periodo 2005/2011) a livello nazionale per il 39% e in Lombardia per il 35%. È indispensabile che questi numeri siano noti a tutti».
«Se poi consideriamo nel complesso tutti gli ammortizzatori sociali dal 2008 al 2010, comprese le coperture figurative a fini pensionistici, registriamo un disavanzo complessivo di 27,3 miliardi di euro. Sapete come si compone questo disavanzo? È per un terzo composto da importi finanziari di cui i settori dell'artigianato e del terziario non beneficiano. Della restante quota, i nostri settori, pesano meno del 50% del disavanzo».
«Queste cifre parlino da sole - conclude Daniele Riva - come si fa a ipotizzare una riforma che non tiene conto di questi dati concreti? Uno strumento unico di "cassa" per tutti i settori non risponde alle esigenze dei diversi comparti economici. Proprio le peculiari esigenze dei settori hanno spinto a realizzare alcune positive esperienze per il sostegno al reddito dei lavoratori durante i periodi di crisi aziendale: i lavoratori del comparto dell'artigianato hanno avuto accesso a strumenti di natura contrattuale gestiti dalla bilateralità. Vorrei dire al ministro Fornero e a tutti: tenete conto di queste particolarità. Non fate di tutta l'erba un fascio, rispettate le specificità. Se ne avvantaggerà anche il Paese».
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