Questo, nonostante la ricapitalizzazione dell'azienda e il copioso prestito concesso dalle banche (un prestito ponte di 78 milioni di euro e di altri 48 milioni di euro in lettere di credito per la ristrutturazione del debito da 770 milioni). Superata l'impasse per la ricostruzione del debito - l'accordo con le banche è stato raggiunto a luglio -, le casse del gruppo non sembrano essere ancora in equilibrio e il gruppo Severstal Lucchini pensa a una strategia alternativa: «Dalle informazioni che abbiamo - dice Wolfango Pirelli, segretario della Cgil di Lecco - il gruppo, nonostante l'iniezione di soldi, è ancora in difficoltà, in sofferenza, e per alleggerirsi pare stia pensando alla vendita di qualche sede industriale».
Severstal Lucchini conta cinque sedi in Italia: quella lecchese, l'headquarter del gruppo che si trova a Piombino, Codove, in provincia di Torino, Bari e Trieste.
Mordashov, il numero uno di Severstal, non ha mai ritirato l'opzione di vendita del gruppo Lucchini, che era stata presentata nel 2004: «Sappiamo inoltre - continua Pirelli - che esiste un fondo, chiamato Apollo, interessato a subentrare nell'attività industriale», tanto che quest'ultimo ha già provveduto all'acquisto di Asconmetal, impresa francese prima di proprietà Severstal.
L'azienda aveva promesso di presentare in autunno un piano industriale per il rilancio dell'attività e per risolvere alcuni problemi di gestione e organizzazione all'interno delle sedi produttive Lucchini: «Non ci sono ancora notizie chiare in merito - dice Pirelli - Tuttavia credo che l'acciaieria lecchese abbia un futuro abbastanza stabile e non rischi improvvise o drammatiche chiusure».
I dipendenti di Lucchini sono circa cento e dall'inizio del mese stanno usando un contratto di solidarietà per far fronte alle difficoltà del mercato.
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