Lecco: regala emozioni
LaVerdi Barocca in concerto

LaVerdi Barocca, l'ensemble del maestro Ruben Jais che con strumenti antichi fa rivivere gli "affetti" della musica del passato, ha aperto, con un fantastico concerto dedicato a Vivaldi e a Bach, l'edizione 2011-2012 della Stagione Sinfonica della città di Lecco.

LECCO - LaVerdi Barocca, l'ensemble del maestro Ruben Jais che con strumenti antichi fa rivivere gli "affetti" della musica del passato, ha aperto, con un fantastico concerto dedicato a Vivaldi e a Bach, l'edizione 2011-2012 della Stagione Sinfonica della città di Lecco.
Un ensemble di alto livello che ha debuttato nel 2008 proprio nel nostro Teatro della Società e al quale avevamo pronosticato, e non ci sbagliavamo, un futuro brillante.
Il concerto si è tenuto in una sede diversa dal tradizionale Teatro della Società; è stato l'auditorium della Casa dell'economia ad ospitare questo evento e a sancire il consolidarsi di una collaborazione tra la Camera di commercio e il Comune di Lecco, prima occasionale, per sostenere le attività culturali della nostra città. È quello che hanno sottolineato sia Vico Valassi, presidente della Camera di Commercio, sia Virginio Brivio, sindaco di Lecco, nel breve intervento di saluto che ha aperto la serata e che ha consentito loro di affermare l'importanza della cultura.
Poi, il violinista Gianfranco Ricci e LaVerdi Barocca hanno trascinato e affascinato il numeroso pubblico con un'esecuzione entusiasmante delle Quattro Stagioni di Vivaldi. Mai avevamo ascoltato questo capolavoro eseguito con tanto entusiasmo e con una tensione e una plasticità che hanno dato la sensazione di poter "toccare" la primavera con i suoi zeffiretti e il suo pastore addormentato sul prato, l'estate con la sua calura e il suo improvviso temporale, l'autunno con il trionfo di Bacco e le scene di caccia, l'inverno con il suo ghiaccio e con il dolce tepore del focolare.
Gianfranco Ricci, con grande sicurezza e sfoderando un'ampia gamma di colori e di articolazioni ritmiche, ha regalato momenti di grande emozione giocati sul delicatissimo equilibrio tra i più minuti particolari di ogni frase e di ogni singola nota e la struttura complessiva del brano che necessita dell'apporto di tutti gli strumenti. E qui Ricci ha trovato non solo il supporto e l'adesione di un gruppo orchestrale molto ricettivo e tecnicamente attrezzato, ma, anche, un Ruben Jais che, sul podio, ha saputo raccogliere ogni suggerimento del solista e tradurre le intenzioni in interpretazione. Così, momenti di grande liricità si sono alternati a momenti di grande tensione e drammaticità.
Dopo aver sentito scricchiolare il ghiaccio con l'Inverno che ha concluso la prima parte della serata, siamo stati trasportati nel complesso mondo musicale di Johann Sebastian Bach e dei suoi sei concerti brandeburghesi tra i quali Jais ha scelto il primo e il terzo. Concerti dalla tessitura densa dove le voci si rincorrono continuamente e senza sosta e dove ogni strumento rivendica la sua autonomia. Una sorta di laboratorio, questi brandeburghesi, dove Bach esplora e sperimenta le potenzialità tecniche ed espressive dei corni da caccia piuttosto che degli oboi, del violino o dei violoncelli.
Nel primo brandeburghese Ricci ha potuto sfoggiare il violino piccolo, una sorta di violino in miniatura dal suono esile e dalla timbrica particolare utilizzato soprattutto in Francia nelle musiche di danza e che Bach ha introdotto proprio per imitare lo stile francese. Bellissimi gli interventi dei corni da caccia che inaspettatamente disegnano agili melodie.
Il terzo brandeburghese, per soli archi, tutti solisti, è il trionfo del contrappunto e dell'energia; un flusso ininterrotto di suoni, di linee melodiche che si alternano, sovrappongono e incrociano. Il tutto dentro una struttura rigorosa e un congegno millimetrico che nulla lascia la caso e che nulla disperde.

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