Lecco, la Provincia
difende i suoi soldi

Già convogliati alla Banca d'Italia circa 800 mila euro, la seconda tranche entro il 16 aprile. E' l'effetto del decreto liberalizzazioni che, all'articolo 35, prevede il prelievo dei soldi degli enti locali dalle tesorerie territoriali. Rinasce la tesoreria unica. Villa Locatelli creca di scamparla. Come? Verificherà se conviene, piuttosto, comprare titoli di Stato. Alternativa ammessa

LECCO - Il sindaco di Calolziocorte Paolo Arrigoni l'aveva bollato come un «furto con destrezza» da parte dello Stato che mette le mani sui soldi degli enti locali e li rastrella nella tesoreria unica, con l'obiettivo di gonfiare le cifre dei suoi conti e far figurare così, ma è solo un'illusione ottica, un po' più piccolo il suo debito. Precisamente di 8,6 miliardi di euro, pari ai soldi drenati ai Comuni e alle Province. Ma anche il Pd non vede di buon occhio questa operazione del Governo Monti: il sindaco di Lecco Virginio Brivio a malincuore versa 600 mila euro alla Banca d'Italia.
Anche la Provincia fa i conti con il provvedimento che rende gli enti locali non più poveri - perché i soldi restano pur sempre i loro - ma di sicuro più impacciati, rallentati, burocratiamente soffocati e messi in difficoltà per averli indietro quando servono, e magari negati se alla Banca d'Italia non garba il motivo per cui vengono richiesti.
L'assessore al bilancio Antonello Formenti ha presentato le cifre: «A febbraio ci sono già stati prelevati circa 800 mila euro, e la seconda tranche verrà drenata entro il 16 aprile». Tutta colpa dell'articolo 35 comma 8 del decreto liberalizzazioni. Come evitare di farsi scippare tutto dallo Stato? Allo studio di Villa Locatelli la possibilità di acquisto di titoli di Stato per un importo massimo di un milione e mezzo, così da scongiurare il drenaggio immediato di altre risorse. Ma è un'operazione che dovrà essere attentamente valutata dai tecnici: è coveniente? Lo è se il rendimento è superiore all'1% garantito dalla Banca d'Italia.

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