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Mercoledì 27 Marzo 2013
Lecco, la Provincia al verde
vende i "gioielli di famiglia"
Pubblicato il bando di gara per la penola da 4.700 euro che fa bella figura nell'ufficio di presidenza di Villa Locatelli. Le offerte in busta chiusa entro il 16 aprile
Era costata 4.700 euro nel 2006 quando fu acquistata da un noto gioielliere di via Cavour per dare un tocco di eleganza all'arredamento. E quello è l'importo a base d'asta della gara con il metodo dell'offerta segreta che si terrà il 16 aprile a mezzogiorno nella sede della Provincia.
Gli interessati, si sospetta e si teme che in giro ce ne siano pochissimi se non addirittura nessuno, dovranno far pervenire la loro offerta in busta sigillata entro l'11 aprile.
Di metterla in vendita l'aveva deciso il Consiglio provinciale nell'ultima seduta dell'anno scorso approvando un emendamento al bilancio presentato dal capogruppo del Pd Italo Bruseghini «stufo di sentirsela rinfacciare», come aveva dichiarato in quell'occasione.
Infatti la pendola da parete, comprata in tempi di vacche abbastanza grasse quando amministrava il centrosinistra e il cappio del patto di stabilità non si era ancora stretto intorno agli enti locali, è stata una protagonista indiscussa per anni nel gioco delle accuse di sprechi, sciali e spese allegre tra maggioranza e minoranza.
Così la Provincia se ne disfa, o almeno ci prova. Non saranno quei 4.700 euro a risollevare le finanze dell'ente, non basterebbero di certo nemmeno per la sabbia e l'asfalto delle strade provinciali devastate da questo inverno senza fine. Ma è un segno. E, come aveva dichiarato il presidente Daniele Nava, «nella battaglia quotidiana alle prese con i tagli che rendono complicato persino soddisfare i bisogni primari di manutenzione, potrebbe servire anche mettere in vendita i beni voluttuari».
Quindi non solo la pendola - il cui bando di vendita è pubblicato nel sito internet www.provincia.lecco.it -, ma anche altre cose superflue, ora che manca il necessario.
Stessa sorte subiranno a breve altri "gioielli di famiglia". Come i tappeti persiani, altro oggetto cult del dibattito consiliare, e ancora una scultura di Atchugarry esposta nell'atrio di Villa Locatelli (valore circa 40mila euro) e persino un quadro di Dorazio che è stato appeso per molto tempo in un ufficio di corso Matteotti e che ora è stato riposto con cura a scanso di furti. Tutte cose iscritte nel registro degli sprechi e rinfacciate all'ex amministrazione di centrosinistra da quella attuale, quando a sua volta la giunta di centrodestra veniva attaccata dall'opposizione per le spese definite grandiose e ingiustificate, come «un inutile quanto costoso ufficio di presidenza con proliferazione di personale».
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