Cronaca / Merate e Casatese
Mercoledì 19 Settembre 2018
Lecco. Pronto soccorso
sempre in affanno
Quattordici medici su 19 previsti e il 30% di infermieri in meno. E non va meglio al Mandic di Merate, molti scelgono di passare ad altri reparti, spesso i bandi restano deserti.
Nell’Asst di Lecco, ovvero negli ospedali della nostra provincia, il Manzoni, e di Merate, il Mandic, mancano medici e infermieri nei Pronto Soccorso. Non si tratta di una piena emergenza, ovvero di una situazione per la quale si rischia di non essere curati o assistiti. Questo no. Ma i conti sono presto fatti e mancano mediamente il 30 per cento dei medici e degli infermieri. A Lecco dovrebbero essere 19 e sono 14, compreso il primario Luciano D’Angelo. A Merate dovrebbero essere 12 e sono 9 più il primario Giovani Buonocore. Il che vuol dire tempi d’attesa più lunghi (certo dipendenti dall’affollamento). E a Lecco, che è il Ps più frequentato, si è sempre stati per tutta l’estate sopra i 200 accessi/giorno. Il che vuol dire un carico di lavoro eccezionale.
Il direttore sanitario dell’Asst di Lecco Flavia Pirola spiega: «Tutti gli anni di questi tempi proponiamo la mobilità (ovvero si cercano “scambi” di medici di emergenza urgenza che vogliano venire a Lecco o Merate da altri ospedali, n.d.r.), ma questi bandi vanno spesso deserti. Poi usciamo con un concorso. A ottobre ne faremo uno nuovo. Nel 2016 la graduatoria era stata di sette-otto persone che poi sono però andate in altre strutture. Anche perché sono sempre, più o meno, gli stessi i medici che “girano”. Ne avevamo stabilizzati tre o quattro che lavoravano nella nostra azienda, ma, nel frattempo, se ne stanno andando altri…». Ovvero il turn-over è molto accentuato in questi reparti: «L’anno scorso siamo riusciti con un po’ di fortuna ad avere tre medici chirurghi che hanno aderito alla nostra chiamata e che ora lavorano a Merate, ma questi hanno vinto dei concorsi in altri reparti e se ne andranno. Nel frattempo a Lecco abbiamo un medico dedicato ai codici bianchi (quelli non urgenti, ndr), e a breve lo attiveremo a Merate. È uno dei modi per avere personale con contratto libero professionale (e che sarà chiamato nei momenti di bisogno direttamente dal primario di Merate, Buonocore, ndr), che sgravino il Ps da questo tipo di codici non urgenti. Ma è chiaro che siamo in difficoltà». Peccato che i codici bianchi in Pronto Soccorso non dovrebbero transitare dal Ps.
Ma perché i medici si spostano con tanta frequenza? «I motivi sono i più diversi. Dei nostri medici una si è sposata a Bergamo e si vuole avvicinare a casa. Un altro medico si è avvicinato alla sua casa di Cernusco ed è andato all’ospedale di Vimercate. Abbiamo due maternità in rientro; un altro medico è andato a lavorare in Francia e speriamo rientri da noi. Abbiamo un pensionamento sicuro su Lecco…».
Però non si tratta di mancanze strutturali. Spiega Pirola: «A Merate non manca la pianta organica, mancano le presenze: ovvero abbiamo i medici, ma alcuni sono assenti per i motivi più diversi. Su Merate abbiamo due aspettative che decideranno in tempi brevi, più il medico che ha preso l’aspettativa di sei mesi per fare esperienza in Francia. A Lecco c’è un pensionamento certo (il dottor Fausto Gianola, ndr) e due lunghe assenze per motivi di diverso tipo, personali. Oltre a una gravidanza in arrivo…».
A questo c’è da aggiungere un sistema che non premia chi sceglie la medicina di emergenza: «Una volta tutti gli specializzandi – spiega la direttrice – dovevano fare un periodo di tirocinio in pronto soccorso. Poi si è detto che chi lavora in Ps debba avere una preparazione specifica. Il che è giusto, ma se si considera che il medico di Ps non prende più degli altri e ha più difficoltà degli altri ad avere una clientela in libera professione, si capisce perché non siano tanti a scegliere questa strada… ».
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