Lecco: poco spazio
per i neo laureati

Ogni anno in provincia di Lecco 1.900 ragazzi brindano al raggiungimento del titolo di dottore, ma due terzi di loro dovranno fare i bagagli per lasciare il territorio: perché qui è impossibile trovare un posto di lavoro che corrisponda al titolo di studio raggiunto.

g.morassi

LECCO - Ogni anno in provincia di Lecco 1.900 ragazzi brindano al raggiungimento del titolo di dottore, ma due terzi di loro dovranno ben presto fare i bagagli per lasciare il territorio: perché qui è impossibile trovare un posto di lavoro. Del futuro dei giovani senza lavoro e di quelli che sopravvivono con un contratto precario si è parlato ieri in occasione del convegno “Lavoro e Flessibilità” organizzato da Amedeo Bellini, neo eletto segretario della Felsa, Federazione lavoratori somministrati, autonomi e atipici. "Le aziende lecchesi sono in grado di assorbire un terzo dei laureati, gli altri si ritrovano a svolgere lavori che poco hanno a che vedere con la loro formazione – dice Bellini – Pesano due fattori su questo sconfortante scenario. Da un lato le imprese sono piccole e non hanno bisogno di personale altamente qualificato, dall'altro spesso i ragazzi fanno scelte universitarie basate sul “sentiment”, sulle inclinazioni, piuttosto che sulle reali opportunità di lavoro. Insomma, se il 50% delle nostre aziende è manifatturiero e metallurgico è chiaro che cercheranno ingegneri o laureati in materie economiche, non certo laureati in materie umanistiche". Non proprio un panorama edificante, insomma e ben si capisce - alla luce di questi dati - l'importanza della spinta alla formazione scientifica legata al progetto del Politecnico nell'area dell'ex ospedale di via Ghislanzoni.
E per i giovani c'è anche la concorrenza degli anziani: "Sempre più spesso i pensionati aprono piccole partita iva per continuare a lavorare", spiega Bellini.

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Venerdì 29 Aprile 2011

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