Lecco piange il notaio Manetto Fabroni

Volto noto in città, ha ricoperto ruoli importanti nel mondo del terzo settore

Lecco piange il notaio Manetto Fabroni, mancato dopo una lunga malattia. Fabbroni era un volto noto in città innanzitutto per la sua attività professionale, condotta per decenni nello studio di via Fratelli Cairoli dopo la laurea in giurisprudenza in università Cattolica.

«Era una persona squisita, gentile e capace – ricorda il professor Enzo Balboni, ordinario di diritto costituzionale in Cattolica –. Aveva tre anni in più di me quindi abbiamo condiviso un solo anno al collegio Augustinianum a inizio anni Sessanta. Abitavamo nello stesso piano. In quel periodo in collegio c’erano figure del calibro di Romano Prodi, Mario Romano, Tiziano Treu, Giovanni Maria Flick. Quest’ultimo, tra l’altro, è dello stesso anno di Fabroni».

Attingendo alla vivacità di un simile ambiente, Manetto Fabroni ha sviluppato un profondo impegno culturale e politico, portato avanti negli anni con lo stesso rigore che lo caratterizzava sul piano professionale. «Come presidente del circolo Giorgio La Pira mi ha invitato più volte a parlare a Lecco. Lo scorso novembre abbiamo tenuto una presentazione sui principi e i valori della Costituzione repubblicana» aggiunge il professor Balboni. Tra gli anni Ottanta e Novanta, il circolo Giorgio La Pira ha rappresentato un punto di riferimento culturale per il mondo della sinistra democristiana.

«Ci riunivamo nell’oratorio femminile di San Giovanni, – racconta Emilio Amigoni, ex segretario di Fondazione comunitaria del lecchese – ospiti di don Giorgio Casati. Fu un momento di grande effervescenza del dibattito culturale cittadino. Di Fabroni ricordo la sua intransigenza rispetto alla necessità di documentarsi con precisione e al bisogno di affrontare i problemi con decisione. Era anche una persona aperta al dialogo. In quegli anni il circolo cercò di essere uno stimolo nei confronti della Democrazia cristiana, in particolare della sinistra sociale che faceva capo a Golfari».

Nonostante un simile impegno, Fabroni non è mai entrato attivamente in politica. Negli ultimi vent’anni, il notaio ha svolto un ruolo molto importante nel mondo del terzo settore lecchese in qualità di presidente della Fondazione Frassoni. «Insieme – sottolinea Romano Negri, ex presidente di Fondazione comunitaria del lecchese – abbiamo creato il centro anziani polo Frassoni. Fabbroni è stato anche vicepresidente di fondazione comunitaria per diversi mandati. Il suo rigore è stato per noi uno stimolo ad essere coerenti con le missioni che abbiamo intrapreso nel tempo. La sua scomparsa rappresenta una perdita grave per tutto il territorio».

Dopo Giulio Boscagli e Guido Puccio, con Manetto Fabroni scompare un altro pezzo di “Prima repubblica” a Lecco. “Era una persona perbene. Credo sia il miglior elogio che si possa fare ad un amico” conclude Amigoni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA