Editoriali / Lecco città
Domenica 15 Dicembre 2013
Lecco, «Non una Riccione
ma neanche città dei morti»
Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Giacomo Zamperini, ha presentato un ordine del giorno per revocare il divieto di musica dopo mezzanotte nelle piazze della città. L’ordinanza a suo dire obsoleta mette al bando anche il rock, consentendo solo musica melodica. «Un’assurdità, se vogliamo rilanciare ikl turismo e concedere ai giovani il diritto di divertirsi bisogna cambiare le regole»
LECCO
«Lecco deve diventare una via di mezzo tra Riccione e la città dei morti viventi».
Parola del consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Giacomo Zamperini, che ha presentato un’ordine del giorno da discutere in Consiglio sull’abolizione dell’ordinanza che dal 2001 vieta la musica dentro e fuori dai locali dopo la mezzanotte. Ma quel che è peggio, secondo lui, mette al bando la musica rock a qualsiasi ora, consentendo solo, nelle piazze del centro, la musica melodica. «Ora che “Piccola stella senza cielo” di Ligabue faccia un baccano insopportabile, secondo lo spirito dell’ordinanza 137, mentre la Cavalcata delle Valchirie accarezzi le orecchie, mi sembra una stupidata anacronistica», dice il consigliere che con questa proposta prende le parti tanto dei bar e dei locali pubblici del centro, desiderosi di offrire piacevoli attrattive alla clientela, soprattutto il sabato sera anche dopo mezzanotte, quanto dei giovani lecchesi repressi nel loro esuberante e giusto desiderio di divertirsi nella loro città, e dei turisti catapultati in una città più addormentata che silenziosa e tranquilla. «Ovvio - precisa Zamperini - che bisogna tenere in massimo conto il bisogno di riposo e di pace, io mi limito a sottoporre all’attenzione del Consiglio un problema vero, legato anche al tanto invocato rilancio del turismo.
Si tratta, per cominciare di abrogare la 137 con tutta evidenza vecchia e superata, per mettersi intorno a un tavolo in commissione e studiare un regolamento più consono a una città che ha tanto bisogno di risvegliarsi da un sonno mortale».
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