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Martedì 01 Novembre 2011
Lecco: non c'è rischio
di una lotta armata
Dopo l'allarme delministro Sacconi sul rischio di una nuova stagione di terrorismo, Cgil e Confindustria Lecco non sembrano condividere la lettura del ministro almeno per quanto riguarda il territorio lecchese.
LECCO - Siamo davvero alla vigilia di una nuova stagione di lotta armata? Ieri il ministro del welfare, Maurizio Sacconi, ha invitato tutti, politici e sindacati in particolare, ad abbassare i toni e a smorzare la tensione sulla riforma del lavoro, per evitare di innescare una nuova stagione di terrorismo e attentati.
L'incognita è se esiste un partito armato in grado di avere la forza organizzata di colpire o di provarci, anche sul nostro territorio: secondo la Cgil di Lecco, in città non c'è il terreno fertile per far attecchire eventuali cellule terroristiche. «Oggi i più arrabbiati sono proprio i lavoratori e i disoccupati che anche in provincia non mancano di sottolineare il malcontento per la mancanza di posti di lavoro e l'irrigidirsi dei rapporti tra le parti sociali» risponde Wolfango Pirelli, segretario della Cgil di Lecco. Si percepisce l'elevato livello di malcontento dei lavoratori lecchesi osservando le piazze stracolme agli scioperi della Cgil, ma anche dai focolai di protesta che scattano in aziende tradizionalmente "tranquille", come la Fel e la Melesi. Il clima di crisi del resto accentua la tensione e «la situazione potrebbe precipitare se le aziende del territorio e le associazioni imprenditoriali decideranno di usare gli strumenti di licenziamento messi a disposizione dalla modifica dell'art.18. Sarebbe una mossa che aprirebbe lo scontro con il sindacato».
Secondo l'ex segretario della Cgil di Lecco, Alberto Anghileri, si tratta di una strategia del Ministro Sacconi per impedire ogni sorta di dissenso.
«Non corriamo alcun pericolo di ritorno alla stagione del terrore, specialmente nel nostro territorio. Lecco è una provincia in cui le parti sociali hanno un buon dialogo. Inoltre il nostro territorio ha un alto livello di sindacalizzazione e da sempre il sindacato è uno strumento per eliminare ed evitare la nascita di cellule impazzite».
Vorrebbero evitare lo scontro, le associazioni imprenditoriali, che chiedono maggiore flessibilità del mercato del lavoro e non la libertà di licenziare i propri dipendenti. Lo chiede la Confindustria nazionale e anche la Confindustria di Lecco. Insomma, gli imprenditori del territorio non cercano un metodo per poter licenziare i dipendenti, ma un sistema per rendere dinamico il mondo del lavoro, senza tuttavia abbattere e deprimere i diritti dei lavoratori.
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