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Sabato 30 Marzo 2013
Lecco, nelle scuole superiori
il radon osservato speciale
E' un gas naturale molto pericoloso per la salute: provoca cancro polmonare. Nel nostro territorio concentrazioni altissime, superiori al resto d'Italia.
La Provincia avvia il monitoraggio in collaborazione con Arpa e Asl. I dispositivi di rilevamento posizionati dai tecnici dell'Enea
L'allarme l'aveva già lanciato la Provincia nel secondo rapporto completo sullo stato dell'ambiente pubblicato a fine 2011, e adesso dalle parole ai fatti. Primo: mettere in sicurezza la salute dei più giovani, cominciando con il monitorare gli edifici scolastici dove i ragazzi trascorrono molte ore.
L'iniziativa, d'intesa con l'Arpa e l'Asl, è finalizzata a misurare i livelli di radon nelle scuole di proprietà provinciale, cioè nei diciotto istituti superiori della provincia. La rilevazione durerà un anno, tempo lungo necessario per fornire dati attendibili.
Il problema è serio, dal momento che le rilevazioni dell'Asl che risalgono al 2004 avevano misurato concentrazioni quasi doppie a quella della media nazionale, soprattutto in Valsassina e in Alto lago. E a riconoscere che Lecco è una delle province più a rischio d'Italia, è lo stesso assessore provinciale all'ambiente Carlo Signorelli, medico e docente di Igiene all'università di Parma, fautore di interventi per affrontare un problema sottovalutato. «Ogni iniziativa è più che mai opportuna - dice - Il radon può essere presente nei locali degli edifici in particolare nei seminterrati».
Cantine, garage, magazzini, taverne e seminterrati. Sono i locali degli edifici più a contatto con il terreno dove di solito si rilevano le più alte concentrazioni del temibile radon.
Nel Lecchese si registrano valori largamente superiori alla media italiana: il valore provinciale è di 116 becquerel al metro cubo d'aria, contro una media nazionale di 70. Quasi il doppio. Con picchi di 335 (in un caso ad Abbadia ) e perfino di 628 (a Bellano), mentre a Ballabio il massimo rilevato è di 419 per arrivare ai livelli record di 920 bq annui al metro cubo a casargo e i 1.386 a Premana. Sono infatti le zone del lago e della Valsassina le piùà "flagellate".
La Brianza risulta meno colpita ma solo nel confronto provinciale: la media resta superiore all'inquinamento da radon nazionale.
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