Lecco: <Riscopriamo
il tartufo lariano>

Recuperare il tartufo lariano e inserirlo nei menù dei ristoranti, così da diventare un'attrazione turistica. Recuperare il tartufo lariano per conservare la specie e studiarla. Queste, in poche parole, le finalità dell'associazione "Tartufai Lariani".

g.morassi

LECCO - Recuperare il tartufo lariano e inserirlo nei menù dei ristoranti, così da diventare un'attrazione turistica. Recuperare il tartufo lariano per conservare la specie e studiarla. E soprattutto fare dell'associazione un punto di incontro per tutti, senza differenze d'età. Queste, in poche parole, le finalità dell'associazione "Tartufai Lariani", presieduta da Domenico Bonavita e dal suo vice Gianni Bua, con sede nel vecchio Municipio di Linzanico ad Abbadia Lariana. Il ruolo di segretario è affidato a Roberto Spada. "Puntiamo molto sul fatto che il gruppo sia un momento di incontro e soprattutto l'occasione per instaurare rapporti di amicizia - spiega il presidente -. Non vogliamo assolutamente che si scateni la corsa alla ricerca del tartufo, a noi interessa stare insieme e studiare i funghi ipogei per imparare a riconoscerli e sapere le caratteristiche". Tutto comincia dall'amicizia tra Domenico Bonavita esperto cinofilo e Roberto Spada cercatore di tartufi che vuole addestrare il suo cane. Da lì il passo è breve, i due iniziano a studiare il territorio a mappare le aree dove per tradizione si trovano tartufi e funghi ipogei, quelli sotto terra. La voce si sparge, il gruppo si allarga e nelle scorse settimane nasce l'associazione. Il bacino lariano offre molte possibilità, basti pensare che ci sono circa settanta specie tra tartufi e funghi ipogei, e i non commestibili spesso sono i più interessanti sotto il profilo scientifico. Le aree migliori sono da Calolziocorte in direzione di Bellano e l'area di Bellagio nel comasco. "Non c'è il tartufo bianco, ma si può trovare il nero pregiato, che è al secondo posto tra i migliori - prosegue Bonavita -, abbiamo anche il bianchetto che è un cugino dei bianchi".
Andar per tartufi non è semplice. Il vero cercatore di tartufi deve sostenere un esame. "L'amministrazione provinciale rilascia un apposito tesserino, sono fondamentali conoscenze scientifiche, serve un cane addestrato per la ricerca dei tartufi- racconta il presidente del sodalizio -. Inoltre si deve rispettare l'ambiente". Proprio quest'ultimo punto è molto importante visto che i "Tartufai Lariani" vogliono recuperare vecchie tartufaie con piantumazione ad hoc. "Vorremmo recuperare il tartufo lariano e farlo diventare il re dei menù dei ristoranti del territorio, nell'ottica del richiamo turistico" conclude Bonavita.

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Domenica 07 Agosto 2011

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