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Martedì 08 Novembre 2011
Lecco: l'industria tiene
Ma il trend peggiora
Lecco è la provincia lombarda dove nel settore industriale l'occupazione è cresciuta più che altrove, registrando su base annua (terzo trimestre 2011 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso) il +0,9%, a fronte di una media lombarda con segno negativo (-0,08%).
Bene anche per la produzione industriale, che col +3,1% vede il Lecchese sopra la media regionale (+2,8%), e per quella artigiana che col +2,8% fa di Lecco la seconda provincia lombarda, dopo Pavia (+3,9%), che distacca la media regionale (-0,9%). Sono i risultati dell'indagine congiunturale di Unioncamere Lombardia.
I dati tendenziali lecchesi sono un riflesso delle variazioni positive su base annua registrate a livello lombardo dalla maggior parte dei settori industriali, dalla siderurgia (+5,1% ) alla meccanica (+4,8%), alle industrie varie (+3,2%), ai mezzi di trasporto (+3%) fino all'alimentare (+1%). Ma le cattive notizie non mancano, dato che cresce il numero di settori in contrazione, dove l'abbigliamento perde il 2,4%, i minerali non metalliferi sono a -1,9%, il tessile al -0,7% e il legno-mobilio al -0,6%. Sono le principali cifre contenute nell'indagine congiunturale relativa al terzo trimestre 2011 per il settore manifatturiero, presentata ieri nei suoi dati regionali, nella quale tuttavia le previsioni per il trimestre che chiuderà quest'anno non sono affatto buone.
I risultati - ha detto il vicepresidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio - «confermano che per ora si è arrestato il processo di recupero dei livelli produttivi pre-crisi: l'indice della produzione industriale lombarda resta infatti stabile intorno a quota 100 (cioè gli stessi livelli produttivi del 2005), bel al disopra del minimo toccato nel secondo trimestre 2009 (quota 86,6) ma ancora lontano dal 108,7 che è il massimo raggiunto nel quarto trimestre 2007».
Ora - ha aggiunto - «più preoccupante del rallentamento della produzione è forse il calo degli ordini», e ciò perchè rispetto al trimestre precedente a diminuire sono sia quelli interni (-1,7%) sia soprattutto quelli esteri (-3,4%).
E anche se il confronto fra il secondo e il terzo trimestre è poco omogeneo a causa delle ferie estive, ora «merita comunque forte attenzione - ha aggiunto Auricchio - il calo della domanda estera che nei trimestri precedenti è stata motore del recupero produttivo», con un primo semestre dell'anno in cui «le esportazioni lombarde erano tornate praticamente ai livelli pre-crisi».
«Questo quadro apparentemente piatto - ha detto Giorgio Meletti, presidente di Confartigianato Lombardia intervenuto a nome di tutte le associazioni di settore - è preoccupante per il futuro: fra gli artigiani peggiorano le attese sulla domanda interna, che è la loro prima fonte di reddito, più che su quella estera». Ai dati dell'indagine ha voluto aggiungere «l'esperienza diretta di chi parla tutti i giorni con gli imprenditori artigiani che identificano le nuove difficoltà con le sempre maggiori difficoltà di accesso al credito e con una situazione occupazionale che per il settore ha ancora segno negativo».
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