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Giovedì 05 Aprile 2012
Lecco: il limbo degli esodati
Senza lavoro nè pensione
Secondo l'Inps di Lecco potrebbero essere 250 gli esodati del territorio, mentre la Cgil ipotizza un migliaio di casi irrisolti.
Dubbi che alcuni lavoratori che hanno firmato accordi di esodo hanno paura di porsi: «Tanti non sanno neppure di essere coinvolti in questo pasticcio - ammette Colombo - sperano che tra qualche anno, quando saranno scaduti gli ammortizzatori sociali, la situazione si sarà sistemata, ma non è così scontato».
In base all'attuale normativa, solo chi avrà interrotto il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011 avrà diritto ad accedere alla pensione con i vecchi regimi stabiliti dalla precedente riforma Tremonti (40 anni di contributi, più un anno di finestra), per gli altri varranno le nuove regole. Quindi, chi ha firmato accordi di incentivazione all'esodo per accedere alla pensione, ma nel 2012 non ha ancora interrotto il rapporto di lavoro, perché gode della cassa integrazione, del contratto di solidarietà o altri ammortizzatori sociali, dovrà sottostare alle nuove regole pensionistiche: 41 anni e 6 mesi di contributi per le donne, 42 anni e 6 mesi per gli uomini, che tendono ad aumentare con l'allungamento dell'aspettativa di vita.
Stimare il numero degli esodati lecchesi che non potranno accedere direttamente alla pensione è molto difficile. Secondo l'Inps di Lecco potrebbero essere 250 le persone coinvolte, mentre la Cgil ipotizza un migliaio di casi irrisolti.
Nelle imprese del territorio sono coinvolti in questo dramma alcuni ex dipendenti di Moto Guzzi, Mambretti, Quinton Hazzell, Gilardoni Vittorio, Bessel Candy, Tomasi, Bettini, Bonaiti, Helman Elettronica, Aida Presse, forse anche qualche ex dipendente di Riello, e molti altri ancora.
Sembrerebbe però che il gruppo più consistente di beffati da questa situazione siano i lavoratori di Poste, scuole e banche che prima del 31 dicembre avevano firmato accordi di incentivo all'esodo: «Si tratta di persone che avevano accettato di interrompere il loro rapporto di lavoro in cambio di un indennizzo di più anni pagato dall'azienda», spiega Wolfango Pirelli, segretario della Cgil.
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