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Venerdì 11 Maggio 2012
Lecco: l'export
è una necessità
La medicina che serve alle aziende per affrontare la crisi si chiama internazionalizzazione, ma i piccoli imprenditori lecchesi non sono ancora pronti a giocare questa carta.
In sostanza l'internazionalizzazione è la capacità delle imprese di uscire dal limitato mercato locale e italiano, conquistando e imparando a lavorare in un mercato globale, quindi estero, sviluppando anche partnership, joint venture e sfruttando le reti estere già in essere.
Un processo, quello dell'internazionalizzazione, più facile da descrivere che da mettere concretamente in atto, come hanno confessato alcuni imprenditori che hanno preso parte a un incontro organizzato dall'azienda speciale Lariodesk della Camera di Commercio sul tema Internazionalizzazione per le imprese: bisogni, strumenti e servizi a confronto.
A introdurre i lavori del Focus Group è stato il presidente di Lariodesk, Riccardo Bonaiti: «La crisi economica non è ancora finita e ci attende un periodo di recessione lungo e difficile. Non c'è tempo da perde e per salvare le nostre aziende è necessario riuscire a portarle nel più breve tempo possibile al contatto con l'economia estera. Molti passi avanti sono già stati fatti, grazie alla creazione di strutture favorevoli all'internazionalizzazione come le fiere Fornitore Offresi, Wired Up e il progetto Agorà Innovazione. Ora gli imprenditori devono dirci di cosa hanno bisogno per far partire concretamente i processi di internazionalizzazione, che stentano a crescere».
La risposta degli imprenditori non si è fatta attendere. Effettivamente le micro e piccole aziende del territorio hanno qualche problema a concretizzare il processo di internazionalizzazione.
L'esempio concreto l'ha fornito l'artigiano Danilo Tizzoni, imprenditore di Valmadrera: «Poniamo il caso di un piccolo imprenditore al quale viene consegnata una scheda utile a selezionare i partner commerciali da conoscere per una prossima missione economica all'estero».
«Nella stragrande maggioranza dei casi - ha detto Tizzoni - le risposte dell'artigiano o del piccolo imprenditore saranno confuse e poco precise. Questo perché i piccoli imprenditori non hanno le idee chiare su quello che cercano dai rapporti con l'estero. Hanno voglia di mettersi in gioco, sono disposti a muoversi e incontrare nuove realtà economiche, ma non hanno un piano d'azione preciso».
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