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Martedì 22 Novembre 2011
Lecco: La pressione fiscale
non soffoca le imprese
Giancarlo Giudici ha analizzato i dati sull'Ires e l'Irap 2008, concludendo che un taglio sulle aliquote non offrirebbe vantaggi significativi per le imprese italiane. Ecco le misure alternative proposte dallo studioso del Politecnico.
LECCO – Grandi gruppi industriali, piccole imprese manifatturiere, artigiani e il popolo delle partite Iva. Sarebbero tutti accomunati da un'unica richiesta: la riduzione della tassazione sulle imprese, per permettere la crescita.
Ma - numeri alla mano - è proprio vero che l'elevata imposizione fiscale è uno dei principali freni all'imprenditoria? Giancarlo Giudici, della sede lecchese del Politecnico, ha cercato di dare una risposta sulla questione, analizzando i dati derivati dalle imposte dirette: l'Ires e l'Irap.
Le analisi del docente del Politecnico evidenziano come su oltre un milione di società di capitale italiane, che hanno presentato la dichiarazione dei redditi, solo il 51,6% ha pagato l'Ires che oltretutto nel 2008 è stata ridotta dal 33% al 27,5%. Quindi quasi metà delle società di capitale italiane non ha pagato l'Ires, e più di un quarto paga mediamente meno di 7.000 euro a testa. Le rimanenti versano tutto il resto.
Passando all'Irap, essa è particolarmente invisa alle imprese perché tassa il valore aggiunto (quindi colpisce anche il costo del lavoro e gli interessi pagati sul debito). Nel 2008, il gettito statale relativo all'Irap versato dalle società di capitale è stato di poco inferiore a 24 miliardi di euro.
In totale quindi Ires e Irap incassate sui redditi delle imprese nel 2008 ammontano a circa il 3% del prodotto interno lordo (Pil), valore leggermente più alto rispetto a Germania e Francia, ma del tutto comparabile, e addirittura inferiore a quello del Regno Unito e della Spagna.
Si può quindi aprire una riflessione sulla possibilità che un taglio, anche sostanziale, delle aliquote sulle imposte dirette possa davvero creare vantaggi significativi per le imprese italiane. L'impressione che deriva dalle statistiche è che il vantaggio sia consistente solo per un piccolo numero di società, ovvero le più grosse.
Allo stesso tempo siamo convinti che ci siano diverse misure alternative che darebbero ben maggiori benefici alle imprese, quali ad esempio la riduzione delle accise sull'energia (elettricità, carburante, metano) piuttosto che incentivi per la riduzione del costo del lavoro, oppure una vasta campagna di liberalizzazione che consenta di abbattere costi di natura legale, amministrativa, notarile, burocratica (molti dei quali a costo zero per le casse pubbliche), e di riforma del sistema giudiziario a tutela dei creditori. Sicuramente su questi temi c'è molto lavoro che il nuovo governo potrà fare per incoraggiare gli imprenditori a investire e crescere.
L'intervento completo di Giancarlo Giudici nell'edizione de "La Provincia" in edicola il 22 novembre.
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