Lecco, La Lega reagisce
«Bossi non si discute»

Su una cosa sono tutti d'accordo: chi ha sbagliato la pagherà. E l'hanno detto tutti a muso duro. I leghisti lecchesi a tutti i livelli di responsabilità - dal Parlamento alla Regione in giù - rialzano la testa e dopo il primo smarrimento rinserrano le fila pronti al contrattacco. E Bodega parla di un complotto interno

LECCO - Bossi non si tocca: è un papà, uno zio, un condottiero. «Siamo nati con lui e mai metteremo in discussione la sua leadeship». I militanti e i dirigenti lecchesi rialzano la testa e si stringono intorno al loro capo ritrovando l'unità in difesa del movimento. Il capo non può essere immischiato in quelle brutte storie che emergono dalle intercettazioni.
Se qualcuno ha sbagliato, la pagheràa cara alla maniera della Lega. Tutti d'accordo, dai segretario provinciale e cittadino Pucci Ceresa e Luciano Mario Colombo, al consigliere regionale Stefano Galli che precisa:«Una volta accertate eventuali responsabilità partiranno i calci in c...».
Intanto affiora la tesi di un passobilie complotto ordito da «Roma padrona», ma anche da qualche frangia interna del movimento secondo il senatore Lorenzo Bodega.
«Ci siamo riuniti nella sede di piazza Affari - racconta il sgeretario Ceresa - e l'ho detto subito: in questo momento epocale per noi, chi non ha motivazioni forti si faccia da parte, chi resta deve seguire le regole. La risposta è stata unanime. Le reazioni emotive sono state diversificate, tra chi combattivo ci vede un complotto e chi si è sentito amareggiato, ma poi nessuno ha gettato  la spugna».

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