LECCO - La situazione è critica, il campanello d'allarme è ormai suonato. Avanti di questo passo, non resterebbe che passare all'emergenza. Più totale. Non piove, seriamente, da almeno un mese e mezzo sul Lario e i campi cominciano a preoccupare. Perché secchi e aridi. Fossimo a luglio, potrebbe essere pure nella logica delle cose. A maggio - inizio maggio - invece no, visto che - nel bel mezzo della primavera, stagione pazza - gli acquazzoni dovrebbero garantire alla terra quel sostentamento naturale minino per pensare positivamente. Non piove e, oltre a guardare al cielo, si guarda anche a quanti dei prati fanno una ragione di vita. A quegli agricoltori, cioè, che vivono del lavoro in mezzo ai campi vivono. Sia le nuove piantine sia i germogli sono imprigionati fra le croste di terra secca, mentre i trattori lavorano in mezzo a nuvole di polvere. Se va avanti così e non ci saranno cambiamenti sostanziali - spiegano i tecnici della Coldiretti Lombardia - si rischia, anche in provincia, di avere perdite importanti sui foraggi, sul mais e sui cereali come frumento, orzo e miglio. "Non sta piovendo da settimane e adesso l'acqua che dovesse scendere rischia di non riuscire a penetrare i primi 5-7 centimetri di strato superficiale perché i terreni sono troppo asciutti - spiega Ermes Sagula, responsabile del Centro di assistenza delle imprese agricole della Lombardia -: di solito in questo periodo le piante di mais sono più alte di quello che si vede in giro". Dalle nostre parti, terre fondalmente prive di rete irrigua, la situazione è ancor più grave. "Da una valutazione fatta con le nostre imprese - dichiara Tino Arosio, direttore di Coldiretti di Como e Lecco - si prevede una perdita del 30-40% sulla produzione degli erbai autunno-vernini, una diffusa sofferenza nella germinazione del mais e parecchi casi dove si è dovuto procedere a una nuova semina per mancata nascita della coltura". Una situazione preoccupante soprattutto in pianura. "In Brianza - continua Arosio - si segnalano casi dove non è addirittura stato possibile seminare il mais dopo la raccolta del loietto in quanto il terreno era eccessivamente asciutto. La situazione non è migliore in montagna dove, nell'approssimarsi del primo taglio, viene stimata una perdita di prodotto di almeno il 45%". Poca, troppo poca, acqua per un mese, questo, che è ovviamente il più caldo dei primi del 2011 (17 gradi la temperatura media), anche se la massima finora registrata nell'anno è il 29,1° dell'8 aprile. Dati che, facile intuire, non inducono all'ottimismo. E, allora, cosa resta da fare: danze della pioggia escluse, non occorre che sperare. Con l'incubo del caldo dell'estate 2003 che incombe sui destini di chi di terra ci vive.